I lavoratori e le lavoratrici che operano negli appalti di pulizie per le Poste spa stanno subendo l’ennesima ingiustizia ed umiliazione dovuta ad un sistema scellerato di appalti che scarica quotidianamente su chi ha bisogno di lavorare le cattive abitudini delle aziende e degli enti appaltanti.
Dal primo giugno di fatti chi lavora nelle province di Reggio Calabria, Vibo Valentia e Catanzaro si vedrà con molta probabilità decurtare l’orario di lavoro – di conseguenza il salario – nonché peggiorare le proprie condizioni di vita e di Sicurezza.
Stiamo parlando di persone in età avanzata, con contratti orari anche di pochissime ore al giorno che per bisogno e per guadagnare onestamente il pane stringono i denti per andare avanti, nonostante lavorino in luoghi che dovrebbero avere a cuore il decoro morale e pubblico.
Invece il capitale e la finanza, la produttività non ha occhi per guardare in faccia queste vite sempre più invisibili e minute.
Già questi lavoratori e lavoratrici stanno affrontando una situazione di difficoltà economica perché la ditta uscente la I.S.S. non ha pagato loro i salari per il lavoro che hanno svolto, in aggiunta l’impresa subentrante la BSF srl ha comunicato al sindacato, che ha richiesto un confronto per tutelare chi lavora nella fase di cambio d’appalto, che gli orari saranno in gran parte ridotti perché Poste Italiane ha tagliato e ridimensionato le risorse per le pulizie degli uffici centrali e territoriali.
Poste spa pretende un sistema che la direzione aziendale ritiene più efficiente, quello delle pulizie fast and light che tradotto in vita reale significa che chi lavora nell’appalto tra le 13,30 e le 14,00 deve pulire e sanificare gli uffici in stile Speedy Gonzales…(“andale, andale, pulire, pulire e scappare!”) ed il suo orario di lavoro per via di questo sistema sarà ridotto rispetto a prima, quando fare le pulizie era non una questione di risorse economiche ma di igiene e salute pubblica.
Evidentemente la pandemia non ha insegnato nulla ai grandi dirigenti di questa Nazione che a spese dei lavoratori, nonostante utili stratosferici e stipendi super per i manager, “rubano il pane” alla povera gente che lavora.
Una vergogna senza fine per la quale il sindacato si è rifiutato di firmare il verbale di cambio d’appalto spostando la discussione sul tavolo della Ispettorato Territoriale del Lavoro dove ha chiesto che sia convocata la direzione di Poste Italiane spa oltre che l’azienda appaltatrice e dove si chiederà di modificare questa impostazione oltre che affrontare il tema del mancato pagamento dei salari da parte della ditta uscente.
Una situazione che lascia l’amaro in bocca e che per la quale, lo annunciamo la Filcams Cgil Calabria è intenzionata a spostare l’attenzione della pubblica opinione portando in piazza queste situazioni per continuare a promuovere i referendum della Cgil sugli appalti per cambiare questo “sporco” mondo del lavoro.