Progetto Valentia e conurbazioni


Nessuno si ricorderà mai che io lo dicevo trent’anni fa, ma pazienza, basta che le conurbazioni si facciano. Conurbazioni, cioè fusioni, non diavolerie burocratiche. Abbiamo Casali del Mango; abbiamo Corigliano Rossano: ora si stanno muovendo, pare, per un Comune unico intorno a Vibo, che si chiamerebbe, tutto assieme, Valentia. Ben 14 Comuni che diventerebbero uno solo. Alleluia.

La Calabria, a tutt’oggi, conta l’esageratissimo numero di 404 Comuni per una popolazione ben scarsa e in via di estinzione. Con buona pace di storici locali, maniaci magnogreci e templari, e cacciatori di glorie con sbarchi di Ulisse, la grandissima parte del 404 non risalgono ai tempi del re Italo, ma solo al 1807 o al 1811. Fuori le carte, chi s’inventa il passato.

Giuseppe Buonaparte (1806-8) e Gioacchino Murat (1808-15), erano odiati dal popolo ma sostenuti da borghesi e nobili. A vantaggio di questi, istituirono Comuni (resta in dialetto il francesismo “a Comuna”, femminile) con quelli che prima erano solo casali. Quanto ai territori comunali, si fece la cosiddetta carne di porco, e chiunque poté si spostò i confini a piacere suo.

Chi getta un’occhiata alle mappe, si mette le mani nei capelli: Petrizzi confina con la strada di Gagliato; Gasperina sta dovunque tranne che sul mare; Catanzaro si trova tra Gimigliano e Caraffa; Argusto non ha abitanti, ma il suo territorio va da Razzona al Campo… Provate a scrivere un piano regolatore, in queste condizioni.

Ecco la mia preoccupazione, l’organizzazione del territorio, che non potrà mai avvenire con centinaia di sindaci che manco si parlano tra loro. Così abbiamo una zona industriale di Soverato a nord e una di Satriano che stringe Soverato a sud. Senza dire di paeselli di alta collina che hanno… una zona balneare!

Ora a Vibo ci stanno provando. Auguro loro di non fare la fine di Soverato e Satriano ai tempi di Mancini e Drosi, che sulla conurbazione tennero decine di convegni. Immagino, segue cena: ma immagino, perché non invitarono l’unico che aveva qualcosa di serio da dire. E finì nel ridicolo.

Nel nostro territorio, c’è materia per: un Comune da Isca a Guardavalle; uno da S. Andrea a Petrizzi; uno con Chiaravalle, Cardinale, Torre etc; uno da Montepaone a Stalettì; uno diciamo attorno a Muro Rotto. Cinque Comuni invece di ventitré.

Ne vogliamo parlare, magari approfittando del fatto che non abbiamo una Regione, ma un facente funzioni, il quale se ne frega del consenso, e chi lo sa se una mattina fa come Conte: un decreto? TAR permettendo, ovvio.

Tanto, eventuali proteste durerebbero una mattinata di domenica, poi la gente dei paesi si scorda che c’era un edificio chiamato il Comune, e se ne fa un altro e più proficuo utilizzo.

Ulderico Nisticò