Giandomenico Monorchio è innocente fino a sentenza definitiva; tuttavia si trova al gabbio, ovvero ospite delle patrie galere, manco arresti domiciliari, proprio gattabuia. L’accusa è di aver rubato a man salva su appalti vari, risparmiando sul cemento: poi mi meravigliate che cadono le strade e le scuole?
Qualche distrattone, di quelli che non leggono fino in fondo, starà pensando che Giandomenico sia un mafioso di San Luca con parenti a Platì; e un analfabeta che, privo di progetti antimafia segue cena, non è stato educato dalla professoressa a colpi di temi (portati da casa)… E invece è figlio di Andrea Monorchio, già Ragioniere Generale dello Stato: non so la madre. Giandomenico avrà sicuramente studiato in ottimi Licei, avrà conseguito lauree… Giandomenico non mangia la capra con le mani nei “summit” di Polsi… Forchetta, coltello, ristoranti a dodici stelle… Ma Giandomenico è in galera. Se è innocente… se no, spero ci rimanga due o tre vite con la palla al piede e uno di quei secondini dei film ottocenteschi munito di scudiscio e licenza di farne a suo piacimento uso. Se è colpevole, infatti, egli è mille volte più colpevole del mafiosetto di periferia o dello spacciatore dalla faccia di Barabba. Sarebbe, infatti, un ladro senza averne la necessità.
Ci sono due favole che circolano nell’umana filosofia. Una è quella di Socrate, secondo cui gli uomini sbagliano per ignoranza, ed è contraddetta dall’infinita serie di dotti delinquenti, tipo De Sade… l’altra, più recente, risale all’illuminismo: gli uomini delinquono per bisogno. “Il bisogno”, è un’ode del Parini, che ripete questo pistolotto: se gli uomini non soffrono il bisogno, si comportano bene. I vari Giandomenico Monorchio, le varie Accroglianò eccetera stanno a dimostrare che è una chiacchiera infondata, e che il numero dei ricchi criminali è più o meno pari a quello dei criminali poveri. Presunti, s’intende.
Conclusioni:
- Predicozzi, fiaccolate e marce varie non servono minimamente ad educare nessuno;
- Il rispetto delle leggi si ottiene solo in due modi: a) in negativo, la certezza della pena; b) in positivo, l’orgoglio e il senso dell’onore.
- Servono gli esempi ricevuti dagli avi: evviva Giandomenico Monorchio e il suo albero genealogico! Cosa voglio dire? Mai al mondo confesserò quello che mi sta dettando il mio istinto di grecista: mai, nemmeno sotto tortura. Però, Bartolomeo da Bergamo…
Enigmi, enigmi: divertitevi, lettori.
Ulderico Nisticò