“Nella lancia è impastato il mio pane, nella lancia il mio vino d’Ismaro, e lo bevo appoggiato alla lancia”, canta il poeta greco Archiloco che fece, con alterne vicende, anche il soldato di ventura. Chi ha detto che un letterato dev’essere per forza un mite uomo di penna? Anzi, il tragediografo Eschilo si rifiuta di esserlo, e, lasciata la per lui troppo democratica Atene per Gela, fa incidere sulla tomba solo di essere stato combattente contro i Persiani.
Provvedono a chiarire le idee gli autori de I POETI SOLDATO, edito, per l’associazione Calabria in armi, presidente gen. Pasquale Martinello, da Titani Editore. Dopo la Prefazione di Vitaliano Quattromani, leggiamo:
– Nazzareno Lo Riggio: Dante;
– Tonino Angeletti: Domenico Milelli;
– Francesca Rizzari: Edmondo De Amicis;
– Loredana Cannistrà: Giuseppe Ungaretti;
– Arnaldo Castagna: Gabriele d’Annunzio;
– Teresita Rechichi: Corrado Alvaro;
– Maria Santoro: Eugenio Montale;
– Michele Barile: Aldo Palazzeschi;
– Salvatore Scalise: Carlo Emilio Gadda;
– Mirko Chianesi: Ernest Hemingway;
– Chiara Nisticò: Salvatore Quasimodo;
– Michele Vista: Primo Levi;
– Antonio Comito: Giovanni Brevi;
– Luca Nania: Leonida Repaci.
Di ognuno dei poeti si delineano, con gli aspetti letterari, i momenti più significativi della loro vita militare e guerresca; e il diverso atteggiamento nei confronti del combattimento e del combattentismo e reducismo. Diverso è anche il modo di servire la Patria, dal fango della trincea alla guerra rinascimentale di d’Annunzio ora in cielo, ora in mare, fino alla ribellione per amore di Fiume. Ungaretti, pur interventista e patriota, ne avverte gli aspetti dolorosi. Dante, fu a Campaldino e a Caprona, se ne vanta, e lo ricorda spesso nella Commedia. Ci piace citare un suo modo di ricordare la guerra che è proprio del guerriero leale: nel V del Purgatorio canta il suo nemico Bonconte da Montefeltro: come per decenni s’incontrarono ogni anno ad Alamein gli ex combattenti italiani, tedeschi e britannici, per onorare assieme i Caduti.
Accanto ai più noti, apprendiamo la vita e la poesia di altri che pur meritano di essere studiati e letti; e ricordati anche come soldati.
È questo un libro da consigliare a tutti, e in specie a chi deve insegnare la letteratura, perché consente di superare certi luoghi comuni, e far conoscere i poeti nella loro umanità. Del resto, la guerra è, dai tempi dell’Iliade – e, canta Orazio, molto prima – la guerra è sempre stata, assieme a qualche amore sbagliato, una fonte copiosa di ispirazione.
Ulderico Nisticò, anche in veste di artigliere