Il dato è agghiacciante, e non serve prendersela con il virus; anzi, se un sistema economico non regge al virus, vuol dire che è malato da molto tempo.
Secondo me, le cause della profonda crisi economica dell’Italia sono due:
- vaste aree geografiche, e vaste aree sociali poco produttive o improduttive del tutto; esempio, Soverato, ormai zeppa di stipendiati e ancora di più di pensionati, e che non produce quasi nulla; e vale per triste parte del Meridione;
- arretratezza tecnologica: se io, per telefonare, passo soldi alla Gran Bretagna, è perché non c’è una rete telefonica italiana; e l’esempio basti.
Perciò non ci servono pannicelli caldi e aspirine, ma interventi radicali:
- rivoluzione tecnologica;
- recupero delle risorse naturali vere;
- tagli nettissimi alla burocrazia e alle sue studiate lentezze;
- fine di ogni assistenza tranne che per ammalati gravi;
- riforma della scuola per fornire alla comunità nazionale non milioni di avvocati e grecisti fasulli dello sbarco di Ulisse e sociologi a memoria, ma quelle competenze di cui ha effettivamente bisogno e urgenza.
Per fare ciò, servono due cose che non abbiamo:
- una classe dirigente autorevole, seria e quindi quasi muta;
- un pensiero organico che analizzi la comunità reale e non quella immaginaria, e pensi alle effettuali soluzioni.
Ulderico Nisticò