Piazza Fontana e altri misteri


 Qualcuno ha calcolato, dopo i 16 morti di Piazza Fontana, altri 17 nel corso delle indagini e in qualche modo coinvolti; e chi ha seguito in qualche modo la ridda di verità e processi e assoluzioni, resta comunque perplesso e senza verità. Sarà qualcosa di simile per molti altri episodi da quel 12 dicembre 1969 a Moro a quant’altro.

 Di ogni singolo caso si possono ipotizzare versioni contrastanti; ma di tutti assieme, nessuno ha risposto… no, nessuno ha mai posto la domanda: perché?

 Perché degli anarchici o dei fascisti o chiunque altro potrebbero aver pensato di ottenere un qualsiasi scopo politico uccidendo 16 agricoltori?

 E quale motivazione fece sì che, nel 1978, venisse rapito e ucciso Aldo Moro, e non un altro qualsiasi? A questo proposito, nessuno credette seriamente che un gruppetto di graforroici intellettuali fosse capace di uccidere cinque agenti in due minuti, e gestire il sequestro e l’omicidio nel bel mezzo di Roma, mentre governo e polizie e giudici mostravano un’inefficienza persino superiore alla pur altissima media del periodo. E nessuno ha mai chiesto, in processo, perché Moro, con preghiera di rispondere in un minuto e non in ore di sproloqui tipo “risoluzioni strategiche”.

 No, tutto troppo complicato. Senza scordare che, quando venne rapito Dozier, in una settimana finirono in gattabuia tutti i sovversivi d’Italia, inclusi quelli che avevano ucciso Moro con tutto comodo! Chi era stato?

 Ci furono casi come pistolettate a singole persone; ma in molti episodi di quegli anni, e i più gravi, riscontriamo momenti che non ci consentono di ridurli ad iniziative di persone o gruppetti. Chi ha fatto il Sessantotto, sa che ci era molto difficile trovare i soldi per un po’ di vernice sovversiva (“CON LE BUDELLA DI NIXON IMPICCHEREMO BREZNEV”), altro che bombe, covi, fughe all’estero… A parole, ci mangiavamo il mondo; nei fatti, qualche occupazione, qualche breve scazzottata…

 Per maneggiare esplosivi senza saltare in aria per imperizia come accadde a Feltrinelli, per usare armi occorrono mezzi tecnici e organizzazione militare; e non bastano entusiasmi e passioni più o meno deviati.

 Intendiamoci, in quell’ambiente era facilissimo reperire un matto intellettuale da convincere che con la bomba avrebbe salvato la patria, il popolo, il pianeta eccetera; e usarlo come esecutore… ed esecutore così filosofico da autoconvincersi di averlo deciso lui. E ancora più facile che X fascista diventasse anarchico o viceversa; e che ci incontrasse trasversalmente: io, segretario del Gruppo Nazionalpopolare, venivo invitato alle assemblee di Potere Operaio da cui d’Alema, segretario giovanile del PCI, era rigorosamente escluso. Ma le bombe sono un’altra cosa.

 Da storico, vi comunico che, quando qualcuno studierà seriamente il periodo, arriverà a conclusioni… che interesseranno esattamente come la Congiura dei Pazzi e l’attentato di Orsini a Napoleone III: curiosità per eruditi.

 Quanto a magistratura e polizie, il loro compito è appurare la verità giudiziaria, non quella storica, e tanto meno quella politica.

Ulderico Nisticò