“Non doversi procedere perché il fatto non sussiste”. E’ quanto ha deciso il Gup del Tribunale di Catanzaro nei confronti di Saverio Miceli, dirigente medico del reparto ostetricia e ginecologia dell’azienda ospedaliera “Pugliese Ciaccio” che è stato prosciolto dalle accuse che gli erano state rivolte. A riferirlo sono i legali del sanitario, Enzo Ioppoli e Francesco Miceli.
Il medico era accusato di aver sottoscritto tredici piani terapeutici a favore di pazienti che non avevano fatto regolare accesso al reparto di ginecologia e ostetricia dell’Azienda sanitaria Pugliese Ciaccio, inducendo in errore l’amministrazione circa la sussistenza dei presupposti previsti dalla nota Aifa 74, nonché sulla regolarità delle procedure cliniche seguite per la relativa diagnosi.
“Il Gup ha recepito – precisano i legali – la tesi difensiva sostenuta dagli avvocati Ioppoli e Miceli che hanno dimostrato, con il supporto di documentazione probatoria e una consulenza tecnica di parte, come in tutti i casi il dottore Miceli avesse seguito un iter clinico-amministrativo perfettamente corretto e coerente con le metodiche mediche, iter che aveva portato le pazienti a beneficiare, avendone pieno diritto, dei piani terapeutici e, successivamente, a portare a termine le gravidanze”.
Quattro medici rinviati a giudizio e due prosciolti. È questa la decisione del gup di Catanzaro Paola Ciriaco sulla richiesta della Procura nell’ambito di una inchiesta su presunte diagnosi non veritiere. I medici rinviati a giudizio, tutti in servizio all’Azienda ospedaliera Pugliese Ciaccio, sono Fulvio Zullo, in qualità di direttore del Dipartimento universitario di Ostetricia e Ginecologia fino al 2017, e consulente ginecologo/oncologo fino a tutto il 2019; Roberto Noia, dirigente di primo livello nel reparto di Ostetricia e Ginecologia; Menotti Pullano, medico specialista in Ostetricia e Ginecologia; Roberto Venturella, responsabile del centro di Procreazione medicalmente assistita. Il processo è stato fissato per il 19 aprile 2022. Sono accusati, a vario titolo, di abuso d’ufficio e falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale e truffa.
Secondo l’accusa, Zullo dal 2011 al 2017 avrebbe attestato diagnosi non veritiere in 12 piani terapeutici indicando falsamente che le pazienti erano affette da patologie rientranti tra quelle che consentono la prescrizione gratuita dei farmaci e avrebbe sottoscritto 94 piani terapeutici a favore di pazienti che non avevano mai fatto regolare accesso al reparto traendo in inganno l’amministrazione con un danno economico superiore alle 62mila euro. Stesse accuse vengono mosse a Noia, per un danno complessivo calcolato in 4.644,95 euro. Zullo e Venturella, inoltre avrebbero emesso 281 piani terapeutici per 177 pazienti per il contrasto dell’infertilità e avrebbero indirizzato esplicitamente le pazienti, per le procedure di Procreazione medicalmente assistita, nelle cliniche Mediterranea di Napoli, dove operava fino al 2015 l’associazione “Capiello- Del Negro” riconducibile allo stesso Zullo e nella casa di cura “Rueschi” di Napoli, dove Zullo riveste il ruolo di medico specialista.
Il tutto nonostante la presenza di strutture pubbliche in Calabria. Zullo, inoltre, avrebbe in più occasioni certificato nel registro cartaceo della facoltà di Medicina dell’Università Magna Graecia di Catanzaro la propria presenza mentre in realtà si trovava contestualmente nella sala operatoria del Pugliese-Ciaccio per interventi. Prosciolti Saverio Miceli, dirigente medico al reparto ostetricie e ginecologia e Andrea Gregorio Cosco, medico specialista in Ostetricia e Ginecologia, anche loro dell’Azienda ospedaliera “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro.