Palamara e i suoi fratelli


Ovviamente, non c’è, in tutta Italia, un pollo tanto ingenuo da credere davvero che Palamara sia un’erbaccia casualmente capitata in un campetto di profumati gigli; e che, cacciato Palamara, magistrati e magistratura tornino santi e affidabili e puri. Se Palamara raccomandava i membri del CSM, i raccomandati sono colpevoli come lui; però rimangono con le nobili terga sulla sedia e stipendio mensile; e il presidente e vicepresidente del CSM tacciono come cimiteri abbandonati in una notte senza luna; e la politica finge di non esserci nemmeno. Ah, il poeta Esiodo, quando chiamava i giudici “dorophagoi”, da “doron”, dono, e radice “phag”, mangiare! Non so se è chiaro.

Palamara, e qui da noi Petrini eccetera, non sono un’eventuale somma di singoli casi. Anzi, sarebbe ora di finirla con questa invasione di calvinismo nella mentalità comune, che riconduce tutto alla responsabilità personale. Non è un Palamara, il corrotto, non è un Petrini eccetera, è la corruzione del sistema.

Tutto iniziò, negli anni 1970, con una vera ideologia dicastocentrica, che creò il mito del giudice come essere superiore alle umane miserie, e dotato di virtù salvifiche. Il magistrato è solo un vincitore di concorso… e si spera solo che il concorso sia serio, e non palamarizzato o petrinesco.

Poi i giudici si allargarono, man mano che l’esecutivo perdeva potere e dignità, e il legislativo era in mano ad avventurieri eletti da elettori furbi. E arrivò l’interpretazione ideologica della legge, con le evidenti aberrazioni.

I giudici si fecero un sindacato, il che è ridicolo; il sindacato, ANM, si divise in correnti, il che è ributtante; le correnti si spartirono i posti, il che è criminale e abietto.
Ora servirebbe una ri-forma, cioè tornare indietro. Propongo – a me stesso, ovvio – quanto segue:

– Si sciolga immediatamente l’attuale CSM. Se la legge non lo consente, c’è sempre il metodo Cromwell quando cacciò i parlamentari marci con “Per l’amor di Dio, andatevene”.
– Possano partecipare al concorso in magistratura solo quelli che abbiano superato, con almeno 28, l’esame di filosofia del diritto, e dove questo sia un esame fondamentale e di sbarramento. Quando sento blaterare certi magistrati, dubito che abbiano studiato filosofia non dico all’università, ma alle superiori.
– Notate che non ho scritto liceo.
– I magistrati siano tenuti sotto stretto controllo dei ritmi di lavoro e “produttività”. Se al cittadino viene resa tardiva giustizia, questa è già gravissima ingiustizia.
– Se ne controlli bene anche la vita privata. Però non è pensabile che di Petrini non sapesse niente nessuno, nella patria del pettegolezzo che è Catanzaro. Ahahahahahahah.
– La responsabilità penale del magistrato venga sanzionata avendo la condizione di magistrato come aggravante di qualsiasi reato, anche del divieto di sosta.
– Infine, s’imponga il divieto di ideologia e politica. Se un magistrato si vuole candidare, si dimetta.

Tranquilli, sono solo sogni.
Ulderico Nisticò