In tema di riorganizzazione aziendale dell’ASP di Catanzaro, le OO.SS. intervengono per porre l’attenzione su alcune criticità del nuovo atto aziendale, con il quale si intende percorrere una strada proiettata verso un passato noto e conosciuto; quello delle parole accozzate non solo senza troppa contestualizzazione, ma nemmeno rispettando i canoni della grammatica e della sintassi. Nello specifico, leggendo l’Art. 43 del nuovo Atto Aziendale, relativo alla organizzazione delle Attività Assistenziali e di Prevenzione, constatiamo che la grande innovazione consiste nell’individuare che tale attività organizzativa è solamente“supportata da un servizio delle professioni infermieristiche e da un servizio tecnico” che rispondono direttamente al Direttore Sanitario Aziendale; più di vent’anni che esistono professionisti con autonomia e competenze solamente per supportare!! Poi, però, nel rigo successivo si conferma la grande conquista verso la qualità dell’assistenza al cittadino affermando che “tendenzialmente l’assistenza è strutturata per intensità di cure costituendo il modello di riferimento nelle strutture esistenti laddove la situazione logistica sembra non consentirla” . Un articolato testuale complesso e molto confusionario nei contenuti, perché non tiene conto della elevata complessità del modello assistenziale per intensità di cure, che necessità di lunghi e significativi cambiamenti culturali, concettuali, professionali ed organizzativi e che deve essere realizzato proprio con una concezione strutturale realizzata ad hoc, e quindi non può essere il modello di riferimento proprio in quelle strutture che sembrano non consentirla!!
Inoltre il resto dell’organizzazione aziendale, di spiccato sapore dipartimentale è in antitesi con l’intensità di cure. Il successivo regolamento attuativo dell’atto aziendale, prevede l’istituzione di un servizio infermieristico (che include le professioni infermieristiche, tecnico-sanitarie, di riabilitazione) a direzione infermieristica che indirizza e coordina le professioni sanitarie, trascurando i dettami della Legge 251/00 e del DCA 130/2105, in cui sono previsti il ruolo unico della Dirigenza delle Professioni Sanitarie. Inoltre bisogna ricordare che tale norma è stata recepita da poco dalla Regione Calabria e subito bloccata nella sua applicazione da un intervento diretto del Consiglio dei Ministri. E’ palese, quindi, che si vogliono precorrere i tempi con un’azione che offre una soluzione anomala, anacronistica, decisamente illegale da porre all’attenzione dell’organo di tutela sull’anticorruzione.
L’apoteosi si raggiunge quando qualche capoverso più in là si determina anche l’esistenza di un servizio tecnico a direzione tecnica, che indirizza e coordina le professioni tecniche della prevenzione. (ma solo della prevenzione…però!!). A cosa serva poi non è dato sapere, considerando che la numerosità e la complessità delle professioni sanitarie della prevenzione in Italia è associata a due, ripetiamo solo due, professioni: tecnico della prevenzione nell’Ambiente e nei Luoghi di Lavoro ed Assistente sanitario. Anche qui è palese la strumentalizzazione dell’Atto a favore di un’oligarchia piuttosto che a servizio dei Cittadini e nel rispetto della trasparenza (in contrasto con la Vision stessa dell’Azienda!!)
Le OO.SS. chiedono, pertanto, la rimodulazione di questo ambito organizzativo, restituendo serietà e dignità a tutte le Professioni Sanitarie, prevedendo, solo quando sia possibile, la strada indicata dalla normativa vigente, applicando procedure trasparenti e riempiendo di contenuti funzionali e realistici per il miglioramento degli standard qualitativi assistenziali e tecnici.