Nicola Gratteri mette a segno un altro maxi blitz con l’inchiesta Glicine akeronte. Un’indagine in cui la Dda di Catanzaro che ha portato all’arresto di 43 persone, facendo luce su un “Comitato d’affari” che avrebbe organizzato un “diffuso sistema clientelare” per la gestione di appalti pubblici, ed in particolare di quelli banditi dalla Regione Calabria, ma non solo; lo smaltimento dei rifiuti e una serie di nomine ed incarichi politici.
I politici indagati
Tra gli indagati l’ex presidente della Regione Calabria Mario Oliverio, di 70 anni, eletto col Pd. L’ipotesi di reato a carico di Oliverio, che è stato in carica dal 2014 al 2020, é quella di associazione per delinquere aggravata dalle modalità mafiose. Nell’inchiesta figurano anche tra gli indagati gli ex assessori regionali Nicola Adamo, di 66 anni, ed Antonietta Rizzo, di 59, e l’ex consigliere regionale Seby Romeo, di 48, tutti del Partito democratico.
E ancora, l’ex consigliera regionale Flora Sculco, mentre il padre, Enzo, è finito agli arresti domiciliari; un ex dirigente della Regione Calabria, Mimmo Pallaria, di 64 anni, ex sindaco di Curinga (Catanzaro) ed attuale consigliere comunale dello stesso centro, e Orsola Reillo, di 59, ex direttore generale del Dipartimento ambiente e territorio sempre della Regione Calabria; l’attuale sindaco di Rocca di Neto, Alfonso Dattolo, di 59 anni, anche lui ex consigliere regionale, eletto con la lista dell’Udc, e Raffaele Vrenna, di 65, imprenditore del settore dei rifiuti ed ex presidente del Crotone calcio, società attualmente presieduta dal fratello, Gianni.
Colpo alla cosca Papanice, ma anche a politici e imprenditori
Una indagine durata circa 5 anni, avviata nel 2018, per ricostruire gli assetti, rapporti politico-imprenditoriali e dinamiche criminali della locale di Papanice, con al vertice la famiglia Megna. A capo dell’organizzazione, secondo gli inquirenti, vi era Domenico Megna ritenuto anche il mandante dell’omicidio di Salvatore Sarcone, che sarebbe stato ucciso per riaffermare la propria supremazia all’indomani della sua scarcerazione.
Si ritiene poi di aver ricostruito diversi interessi illeciti della locale di ‘ndrangheta in diversi settori, da quello immobiliare alla ristorazione, dal commercio di prodotti ortofrutticoli e di bestiame al gaming attraverso l’imposizione di video-poker alle sale scommesse o la loro gestione tramite prestanomi.
Il filone politico secondo le indagini dei carabinieri del Ros ipotizza l’esistenza di un’associazione per delinquere, costituita da personaggi pubblici, imprenditori ed intermediari, alcuni dei quali in ritenuti in rapporti con la cosca dei “papaniciari”, che sarebbero stati in grado di condizionare le scelte degli Enti pubblici crotonesi, tra cui il Comune, la Provincia, l’Atep e l’Asp con nomine di dirigenti, incarichi professionali, di appalti e affidamenti diretti.
Enzo Sculco
Un presunto accordo elettorale avrebbe portato all’appoggio, da parte del leader de “I Demokratici” alla formazione del governatore Mario Oliverio alle regionali da tenersi tra il 2019 e 2020, convogliando un “consistente pacchetto di voti da attingere dal proprio bacino elettorale”. In cambio avrebbe ottenuto l’appoggio alla candidatura della figlia, Flora Sculco, come consigliere regionale. E anche Sebastiano Romeo, consigliere regionale di Reggio Calabria, avrebbe sostenuto Oliverio. Enzo Sculco, finito agli arresti domiciliari, è considerato personaggio molto influente della politica crotonese.
Questo episodio, citato dagli inquirenti, sempre secondo le ipotesi accusatorie avrebbe comportato, “al di là dell’apparentamento politico – scrive il magistrato – la commissione di una sequela indeterminata di reati … funzionali ad accrescere il peso specifico elettorale, attraverso incarichi fiduciari, nomine e assunzioni di matrice esclusivamente clientelare, in enti pubblici, nella prospettiva di ottenere il voto, nonché affidando appalti anche a imprese i cui titolai avrebbero assicurato l’appoggio elettorale”.
enzo sculco
Per il Comune di Crotone, soprattutto dal 2016 al 2019, secondo gli inquirenti sarebbero stati scelti dirigenti “graditi”, come Giuseppe Germinara, indagato, designato su indicazione di Enzo Sculco, nonostante vi fosse già una regolare vincitrice di concorso. Manovre clientelari sarebbero state eseguite non solo al Comune ma anche alla Provincia di Crotone e finanche nell’Aterp. Sculco inoltre avrebbe messo mano anche all’interno dell’Asp di Crotone, e sempre secondo gli investigatori, di concerto con Oliverio, Devona e Adamo avrebbe puntato sulla rimozione dell’allora direttore generale, Sergio Arena, con un sostituto che si sarebbe poi occupato delle nomine di altri dirigenti legati al leader dei Demokratici.
Vrenna e i rifiuti
Raffaele Vrenna, imprenditore del settore rifiuti ed ex presidente della società Crotone Calcio, è indagato per traffico illecito di rifiuti, frode nelle pubbliche forniture, altri reati in materia ambientale, turbata libertà del procedimento di scelta del contrante e di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, e per reati in materia elettorale. Al centro la gestione del ciclo di trattamento dei RSU (Rifiuti Solidi Urbani) in Calabria e i presunti profitti ingiusti ottenuti grazie ad un “sistema” che avrebbe permesso il sostanziale monopolio nella gestione, nello smaltimento e nel trasporto dei rifiuti solidi urbani. Anche il fratello, Giovanni è indagato. Entrambi sono proprietari di Ekrò e Sovreco, ed avrebbero ottenuto maggiori profitti grazie alle tariffe di conferimento dei rifiuti solidi urbani, che sarebbero stati però smaltiti in impianti – come la discarica di Columbra, ma anche quella di Celico e di Rossano – che non avrebbero potuto contenere rifiuti non trattati.
Dalle indagini della Dda, per simulare un’apparente correttezza delle operazioni, i rifiuti sarebbero stati lavorati in impianti TBM riconducili al gruppo così da ottenere una classificazione che ne permettesse lo smaltimento. Il tutto per avvantaggiare gli imprenditori che si sarebbero guadagnati una sorta di monopolio.