Due 31enni reggini, Emilio Molinetti e Marco Geria, sono finiti in manette perchè ritenuti entrambi responsabili di tentato omicidio, ricettazione e danneggiamento a mezzo incendio, tutti aggravati dalla circostanza dell’agevolazione mafiosa. Molinetti e Geria sono rispettivamente figlio e uomo di fiducia del boss Gino Molinetti, arrestato nell’operazione “Malefix”.
Le indagini hanno consentito di acclarare quanto accaduto la mattina del 26 maggio scorso, quando, nel quartiere Archi di Reggio, un 61enne, Giorgio Benestare, già condannato in passato per associazione a delinquere di stampo mafioso, era stato investito in pieno da un Fiat Doblò bianco mentre passava a piedi in via Croce Cimitero, riportando gravissime lesioni. Benestare è ritenuto esponente di spicco della cosca De Stefano-Tegano e cognato del boss Orazio De Stefano.
All’apparenza era sembrato un incidente stradale ma dalle indagini è stato accertato che si trattava di un tentato omicidio, programmato da tempo. La Squadra Mobile reggina ha acquisito e analizzato numerose immagini estrapolate da diversi impianti di videosorveglianza e ricostruito l’esatta dinamica. Inoltre sono stati identificati gli autori materiali, coloro i quali si trovavano a bordo del Doblò, trovato poi nascosto e risultato rubato nei mesi precedenti.
La vittima era stata non solo investita ma i due, dopo aver fatto inversione di marcia, hanno percorso, questa volta in discesa, la via Croce Cimitero cercando di colpire nuovamente il 61enne, non riuscendovi solo perchè lo stesso, a seguito del primo impatto, era stato sbalzato all’interno di un piccolo ballatoio antistante un’abitazione. Ricostruito anche il percorso di fuga degli autori del tentato omicidio che, sempre a bordo del Fiat Doblò si sono diretti da Archi verso Gallico e hanno abbandonato l’auto in questione nel greto del torrente Scaccioti dove è stato ritrovato incendiato il giorno dopo da un uomo in sella a uno scooter con targa coperta da un panno di colore giallo. Un gesto preordinato e programmato nel tempo.
Agli arrestati, oltre all’aggravante dell’agevolazione mafiosa, sono state contestate le aggravanti della premeditazione e dall’aver agito in condizioni tali da ostacolare la privata difesa, mentre per quel che concerne i delitti di ricettazione e di danneggiamento a mezzo di incendio del Doblò, la circostanza dell’aver commesso il fatto per eseguire il tentato omicidio del 61enne.