L’opera “IL BIKINI DI GIOVANNA”, scultura di cemento, è stata nominata per il prestigioso THE PUSHCART PRIZE , premio letterario americano che ha visto tra i suoi partecipanti e vincitori i migliori poeti e scrittori statunitensi .
Continua così il percorso artistico internazionale dell’artista catanzarese. “Negli ultimi anni il mio progetto IN CEMENTO VERITAS – spiega Mario Loprete – è stato esposto in importanti locations istituzionali , gallerie e musei, ed è stato pubblicato su circa 600 riviste e magazines internazionali e sulle riviste ufficiali delle migliori università mondiali, Harvard University su tutte“.
Il Pushcart Prize è un premio letterario americano pubblicato dalla Pushcart Press che premia la migliore “poesia, narrativa breve, saggi o quant’altro letterario” pubblicata nelle piccole case editrici nell’anno precedente.
I redattori di riviste e piccole case editrici sono invitati a presentare fino a sei opere da loro presentate. Antologie delle opere selezionate sono state pubblicate annualmente dal 1976.
La Pushcart Press ha ricevuto il Carey Thomas Prize for Publisher of the Year del 1979 da Publishers Weekly.
La serie del Pushcart Prize è stata onorata con l’Ivan Sandrof Lifetime Achievement Award dal National Book Critics Circle nel 2005, e il Poets & Writers/Barnes & Noble Writers for Writers award nel 2006. FONTE: wikipedia
Mario Loprete, Catanzaro 1968
Laureato presso l’Accademia di Belle Arti di Catanzaro (ITALIA)
Mario Loprete è un artista italiano che si è distinto nel panorama dell’arte contemporanea internazionale attraverso l’uso innovativo dei materiali e una visione unica dell’arte urbana. Il suo lavoro si colloca all’incrocio tra pittura e scultura, esplorando temi di memoria, identità e trasformazione urbana.
Loprete utilizza materie prime come cemento e gesso per creare opere che evocano strutture architettoniche urbane. Questa scelta non è solo estetica ma anche concettuale: il cemento, con la sua durezza e permanenza, diventa simbolo della memoria collettiva e personale, fissando nel tempo le tracce della nostra esistenza urbana. Il gesso, d’altra parte, con la sua fragilità, rappresenta la vulnerabilità e la transitorietà della vita e delle esperienze umane.
Una delle caratteristiche distintive del lavoro di Loprete è la sua capacità di trasformare oggetti quotidiani e banali in opere d’arte significative. I suoi pezzi incorporano spesso elementi di graffiti, riecheggiando la street art e i messaggi effimeri che popolano le città. Tuttavia, attraverso il processo artistico, questi messaggi vengono fissati e immortalati, creando un dialogo tra l’effimero e il permanente.
Le opere di Loprete sono intrise di un forte senso di nostalgia e riflessione sulla condizione umana. Attraverso l’uso di tecniche miste, l’artista crea superfici strutturate e stratificate che invitano l’osservatore a riflettere sulla complessità della memoria e dell’identità. Le sue sculture, spesso rappresentazioni di volti o corpi parziali, emergono come reperti archeologici contemporanei, suggerendo una narrazione personale e collettiva.
In sintesi, Mario Loprete è un artista che, attraverso la sua arte, ci invita a riflettere sulla nostra esistenza urbana, sulla nostra memoria e sulla nostra identità. Le sue opere, pur apparentemente semplici nella loro materialità, sono profondamente complesse e ricche di significato, rendendolo una figura di rilievo nel panorama dell’arte contemporanea.
“La pittura per me è il primo amore. Un amore importante, puro. Creare un dipinto, partendo dalla ricerca spasmodica di un concetto con cui voglio inviare un messaggio per trasmettere il mio messaggio, è la base della mia pittura. La scultura è la mia amante, il mio tradimento artistico alla pittura. Quell’amante voluttuosa e sensuale che mi regala emozioni diverse, che tocca corde proibite…” scrive Mario Loprete.
“Per le mie sculture in cemento uso i miei abiti personali. Attraverso un processo artistico, in cui utilizzo gesso, resina e cemento, li trasformo in opere d’arte da appendere. La mia memoria, il mio DNA, i miei ricordi rimangono cementati dentro, trasformando la persona che guarda le opere in una specie di archeologo postmoderno che studia le mie opere come fossero artefatti urbani” dice Loprete descrivendo il suo progetto artistico in molti dei 600 articoli pubblicati su riviste e magazine internazionali negli ultimi 5 anni.