Onore ai due agenti morti


Onore ai due agenti assassinati mentre compivano il loro dovere: Pierluigi Rotta, Matteo De Menego. Sono caduti in servizio, e ciò basta.
Non basta però niente, se riflettiamo sulle circostanze:

– I due stranieri, uno dei quali sicuramente assassino, erano in Italia “con permesso di soggiorno per motivi familiari”; la formula mi pare vaga, e sarei curioso di saperne di più. È certo infatti che se i due mascalzoni fossero rimasti al di là dell’Oceano, i due agenti sarebbero ancora vivi. Che ci facevano, in Italia, costoro? Chi li ha fatti venire?
– Di che campavano, costoro, a Trieste? Uno dei due, certamente di furto di motorini, con violenza a conducente.
– Era il loro primo furto? O stavano in giro per gentile concessione di qualche garantista dei miei baffetti?
– L’assassino ha “problemi psichici”. Qui delle due è l’una: o è vero, e a maggior ragione non dovevano lasciare a passeggio un matto; o non è vero, e si stanno preparando a qualche giochino per farlo uscire di gattabuia con tante scuse.
– Quale psichiatra della domenica lo ha dichiarato mezzo matto con permesso di spasso? Forse un buonista?
– L’assassino deve aver esperienza di pistole, se non solo si è impadronito dell’arma, ma dimostra di saperla usare, incluse le operazioni di sicura etc.

– Qui veniamo al momento più delicato. L’agente assalito e privato di pistola, certo si è comportato secondo le regole; ma non secondo quello che sarebbe umano e logico, e avrei fatto io senza battere ciglio: reagire con la massima energia.
– Ma se l’avesse fatto, gonfiando di botte il delinquente, ve l’immaginate i piagnistei laici ed ecclesiastici?
– E si giocava lo stipendio e la carriera.
– È impellente addestrare gli agenti all’uso razionale e proporzionato della forza fisica.

Conclusione: i sospiri amorosi e le arrampicate sugli specchi giuridici degli immigrazionisti mi suscitano solo fastidio e indignazione.
Serve un provvedimento urgente: qualsiasi reato commesso da stranieri in Italia dev’essere perseguito e punito con l’aggravante, pesante, di essere straniero, e tanto più se clandestino.

E pena effettivamente scontata fino all’ultimo istante. Così nel mondo si sparge la voce che l’Italia non è più il parco giochi di spacciatori e cannibali nigeriani, e delinquenti pazzi della Repubblica Dominicana, eccetera.
La RAI si è affrettata a farci sapere che niente del genere è mai successo a Trieste “dal dopoguerra”; o ignoranza, o formula ipocrita, perché a Trieste la guerra non finì nel 1945, ma nel 1954, quando la città tornò alla Patria.

Il 6 novembre 1953, nel corso di un’immensa manifestazione italiana, la polizia degli occupanti inglesi uccideva i patrioti Francesco Paglia, Leonardo Manzi, Saverio Montano, Antonio Zavadil, Pietro Addobbati ed Erminio Bassa. Altri tempi, altri uomini! Onore a loro.
Paglia era di Catanzaro, e gli è dedicata una nota via.

Ulderico Nisticò