Nota sull’ex capannone Comac del Gruppo archeologico Paolo Orsi


comacPur senza entrare nel merito di aspetti tecnici per i quali non abbiamo alcuna competenza, ci preme sottolineare la nostra piena condivisione con quanto scrive l’arch. Marisa Gigliotti in merito agli interventi sull’ex capannone Comac.

A quanto è stato attentamente sottolineato, vorremmo aggiungere altro sulla storia di questo edificio. Come scrive Ulderico Nisticò, “quel baraccone in disuso che vedete sul corso, e che ancora qualcuno chiama COMAC dalla sua seconda destinazione, i più anziani, e più soveratani, lo chiamiamo “u Quarzu”, perché dal 1937 si raffinava il materiale che i bastimenti, attraccando al pontile oggi scomparso sotto la sabbia, portavano alle industrie di Pisa e altrove. Il sistema dava lavoro a centinaia di braccia”. Un tassello importante dunque della storia di Soverato che mai avremmo pensato si potesse alterare al punto da cancellarne le sue caratteristiche architettoniche. Altra storia è ripristinare uno spazio e farlo rivivere con iniziative culturali e altro. Se è vero che siamo ancora in “Democrazia” è necessario ricordare che esistono Enti preposti a competenze diverse. Non può un Ente comunale dimenticare questo come non dovrebbe dimenticare il ruolo e le aspettative dei cittadini.

E le nostre aspettative sono di legittimità e di condivisione.

Questo ci aspettiamo da un’amministrazione di giovani che vogliono fare. Ma non basta fare, bisogna “fare bene”, nel modo giusto e nel rispetto delle regole.

Angela Maida
Gruppo archeologico Paolo Orsi

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