Il triste avvenimento dell’anno 2000, che dà occasione a questo incontro, è uno di quelli che rimangono indelebili nella coscienza collettiva e nella memoria di chiunque vi abbia in qualche modo assistito. L’opinione pubblica venne duramente colpita dalle notizie: un altissimo numero di morti; luminosi atti di coraggio e solidarietà; un disastro del tutto inatteso; la devastazione di un territorio; il danno d’immagine per Soverato, destinato a durare negli anni.
In tutta Italia il nome della città restò, a torto o a ragione, associato, anche grazie a tv e stampa impietose, all’idea di disastro, ma anche a quella d’incuria e illegalità. Ed è incalcolabile la perdita per le attività turistiche ed economiche.
Si ricorda, è vero, un momento di condizioni metrologiche particolarmente avverse, con piogge torrenziali e a tratti violente; colse però tutti di sorpresa come un piccolo, quasi invisibile torrente possa essere divenuto improvvisamente causa di un così terribile caso.
Ci si ricordò della storia antica della Calabria, il cui assetto idrogeologico è per natura difficile, con alture ripide sul mare, e corsi d’acqua che si gonfiano sotto l’azione delle piogge.
Vero, la natura ostile fece la sua parte; ma non si poté non pensare a cause umane, alla trascuratezza secolare di argini e pulizia degli alvei, alla prevenzione e organizzazione degli interventi. Si discusse a lungo, anche nelle sedi legali, se alla radice della tragedia ci fossero errori e colpe della politica, degli organi dello Stato e locali, errori nella gestione del territorio.
Chi vi parla, che è per professione un’operatrice del diritto, e che sa essere stata emessa sentenza, si attiene alla verità giudiziaria. Come cittadina che vive nel contesto sociale e ha sentito molti pareri di diversa natura, non ignora che vengono, in sede storica, affacciate domande la cui risposta esula dagli aspetti strettamente legali e giunge a quelli morali: e basti questo accenno.
Per avviarci alla conclusione, ricordiamo le vittime, e quanti si adoperarono per salvare delle vite, alcuni fino a perdere la propria. E ci auguriamo che debba mai più accadere, e che la sanguinosa lezione del 2000 sia servita a modificare la mentalità e la politica a proposito del territorio, spostando l’attenzione dagli interventi d’urgenza a una razionale programmazione del controllo e della pulizia del territorio.