“A meno di 50 mt dal mare, vacanze a Sellia Marina”. Così dice l’annuncio su subito.it. E in effetti la casa in affitto, 85 mq in provincia di Catanzaro, è piuttosto carina. Meno carino il proprietario, tal Giovanni, il quale dal 6 luglio prova ad affittarla con una sorta di selezione all’ingresso: la gente del nord non la vuole.
La prima a contattarlo è Eleonora, da Milano, su WhatsApp. “Buonasera, la casa è ancora disponibile?”. Risposta di Giovanni: “Yes da dove chiama?”. “Dalla provincia di Milano, che zona è la casa?”. Quindi Eleonora viene immediatamente bloccata su WhatsApp dal signore. È bastata la parolina magica: Milano.
Allora lo contatta un’amica di Eleonora, Maddalena, che gli domanda sulla bacheca di subito.it come mai blocchi chi vuole affittare l’ appartamento se dice che è di Milano. Risposta: “Chiaramente può prendersela, è nei suoi diritti, come anche non volerla fittare, la casa è mia e la fitto a chi voglio”. Eleonora mi contatta per raccontarmi la vicenda. “Sono molto dispiaciuta, vado a Sellia da anni perché la mia famiglia è di lì, odio qualsiasi tipo di discriminazione”.
Allora scrivo io a Giovanni su WhatsApp. “Sarei interessata alla casa”. La risposta immediata è: “Da dove chiama?”. Io faccio finta di nulla e vado avanti senza rispondere, dico che siamo tre persone e che mi interessa agosto. Giovanni non sembra prendere bene l’omissione sulla città di provenienza e risponde telegrafico: “Agosto occupata”. Allora rilancio e chiedo settembre, dall’1 al 10. Mi risponde che sono 800 euro. (non proprio un affare) Dico che va bene e torna la domanda: “Da dove mi contatta?”. Rispondo “Da Bergamo”. Risposta: “Per il contratto chiedo a mio padre”. “Me lo manda domattina?”. “Vedo cosa riesco fare”. Giovanni riesce a fare una cosa: mi blocca su WhatsApp e non si fa più vivo.
Quindi, il giorno dopo, lo contatta un mio amico su WhatsApp. Solito approccio: “Da dove mi contatta?”. Questa volta il mio amico risponde: da Roma. E come per magia Giovanni diventa affabile e disponibile, la casa è libera ANCHE AD AGOSTO e non blocca su WhatsApp il mio amico. Che comunque non lo chiama più.
Oggi chiamo Giovanni al telefono. Noto che la casa è ancora sfitta, e ormai agosto è alle porte. Forse questa selezione è un po’ troppo rigida, magari si è fatto meno esigente e accetta anche noi infetti del Nord. La voce è affabile. Mi risponde che la casa in effetti è ancora libera, che l’ha anche tutta riarredata. Mi chiede, ovviamente, da dove chiami. Rispondo: Milano. Dopo un attimo di silenzio mi dice che mi manda le foto della casa con i nuovi arredi su WhatsApp, sono 2300 euro. Lo stesso WhatsApp sul quale mi ha bloccata giorni fa. In effetti mi sblocca e mi invia le foto. Gli rispondo: “Come mai mi aveva bloccata?”. Lui: “Non so nemmeno farlo, non ho idea, saranno stati i miei figli”. Gli rispondo che ha già bloccato altre persone perché scrivevano dal Nord, questi figli sono molto attivi. Gli invio degli screenshot con le prove.
Domando perché discrimini la gente del nord e se ha cambiato idea… visto che magari non è riuscito ad affittarla. Risposta: “Ma lei quanto tempo ha da perdere?”. Rispondo: “Molto, perché sono una giornalista”. E qui l’ultima risposta di Giovanni, tanto incomprensibile quanto lapidaria, da vero eroe: “Brava, chiamo a mio figlio”. E vengo bloccata di nuovo su WhatsApp.
Ora, non si capisce bene cosa volesse dire “chiamo a mio figlio” (forse è quello addetto a bloccargli gli untori su WhatsApp oppure il figlio mena via WhatsApp), di sicuro una cosa la si capisce benissimo: Giovanni la sua casa a Sellia, ad agosto, se la può anche tenere. (Selvaggia Lucarelli – Tpi.it)