Niente emergenze, e ospedale di Chiaravalle


L’ideona per risolvere il problema del covid in Calabria sono – o erano? – gli ospedali da campo, cioè attendamenti come in guerra al fronte, o in caso di devastanti terremoti. Quello di Vibo, e non so se altri, lo doveva gestire un’associazione privata chiamata Emergency: perché un’associazione privata, è un altro bel mistero.

Ora pare che stiano cambiando idee: niente emergenza, niente Emergency. E che vogliono fare? Beh, c’è l’ospedale di Tropea da riutilizzare. Meglio, molto meglio così: costa di meno, e i soldi spesi sono un investimento che durerà; mentre le tende, dopo il covid, se le riporterebbero via.

Qualcosa di simile hanno fatto a Locri, dove il sindaco ha trovato l’uovo di Colombo: ci sono uffici dismessi, e con un’imbiancata e una disinfestazione possono diventare reparti.

Qualcosa di simile potremmo fare a Chiaravalle e Serra, riutilizzando gli ospedali di fatto chiusi. Attenzione, sto parlando di covid, e solo di covid: tutto il resto, ne parliamo dopo; e avverto gli entusiasti: per tentare di approfittare per il colpaccio del massimo, si rischia di perdere il possibile. Sto parlando di utilizzare i locali, e basta.
Con pochi soldi contanti e una ditta seria, le strutture murarie si rimettono in sesto in una settimana; le attrezzature sanitarie, si collocano in un paio di giorni.

Serve il personale, e qui la questione si fa più delicata. L’ideale sarebbero contratti a tempo determinato per giovani medici. Vero, ma lo bene che, in casi del genere, succederebbe come in tempo di guerra, in cui i capitani di complemento divengono con straordinaria rapidità colonnelli, mentre in tempo di pace se ne andrebbero in pensione da vecchi maggiori.

Ecco come il nuovo commissario, Longo, potrebbe iniziare bene il suo lavoro. E siccome se ne è già uscito con mezze dichiarazioni che non mi piacciono, lo ammonisco che alla Calabria non servono eroi, serve una gestione normale.

Ulderico Nisticò