‘Ndrangheta, tutti i dettagli sui 14 arresti: luce sugli omicidi dei cugini Gallace e di Stefano Barillaro


Questa mattina i Carabinieri del ROS e del Comando Provinciale di Vibo Valentia con il supporto in fase esecutiva dai militari dei Comandi Provinciali Carabinieri di Reggio Calabria, Pescara, Chieti e Torino, hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, nei confronti di 14 indagati, sulla base della ritenuta sussistenza di gravi indizi in ordine ai delitti, rispettivamente ipotizzati nei loro confronti, di associazione di tipo mafioso armata, omicidio plurimo, concorso esterno in associazione mafiosa, e altri gravi reati, aggravati dalle modalità e finalità mafiose, quali estorsione, coltivazione di sostanze stupefacenti, concorrenza illecita, turbata libertà degli incanti, rapina, reati in materia di armi.

“Un attività di indagine importante perché si è avvalsa della cooperazione tra i Carabinieri del Ros di Catanzaro e del comando provinciale di Vibo Valentia, i quali sono riusciti a tracciare le attività di un’associazione che si è avvalsa dei contatti con soggetti stanziati in altre regioni d’Italia, riconducibili sia a contesti imprenditoriali che criminali, con una serie di attività che gli sono servite come trampolino di lancio per la penetrazione in altri mercati, in particolare in Abruzzo e Piemonte”.

È quanto dichiarato dal Procuratore della Repubblica facente funzioni Vincenzo Capomolla nel corso della conferenza stampa. In particolare, dei 14 indagati, 13 sono raggiunti dalla misura di custodia cautelare in carcere e 1 è destinatario della misura degli arresti domiciliari.

“Abbiamo ricostruito l’assetto di comando e quello militare, ricostruendo anche atti cruenti e una forte azione di controllo sociale, con azioni violente e punitive in alcuni casi di aggressione. E poi abbiamo ricostruito la strage Ariola, 14 colpi di calibro 12, quindi un’aggressione militare con armi da guerra a conferma della violenza del gruppo” – ha detto invece il Comandante provinciale dei Carabinieri, Luca Toti.

Una ‘ndrina con una struttura agguerrita, arcaica e predatoria
Nelle Preserre vibonesi, la ‘ndrina Maiolo aveva una forte ala militare ma capace anche di proiezioni in altre regioni, come Abruzzo e Piemonte, persino in Svizzera. Le attività commerciali, servivano come rete di distribuzione della droga ma contestualmente a penetrare il mercato abruzzese con prodotti commercializzati da società riconducibili ai vertici della cosca, in prevalenza prodotti alimentari e materie prime per i prodotti caseari. La violenza degli affiliati è stata sottolineata dal comandante provinciale dei carabinieri di Vibo Valentia Luca Toti.

“Dalle indagini dei militari della Compagnia di Serra San Bruno – ha detto – è emerso che una persona è stata aggredita brutalmente, riportando lesioni importanti, solo per rimarcare il loro potere sul territorio”.

Il vice comandante del Ros Gianluca Valerio, ha sottolineato come l’indagine è partita da L’Aquila e “la prima cosa che ha colpito è come l’arcaicità mostrata nell’area di origine si trasformasse in capacità imprenditoriale in una realtà meno avvezza a confrontarsi con tali realtà. L’indagine – ha aggiunto – ha anche dimostrato la perniciosità della cosca nello sfruttare anche i fattori positivi della Calabria sfruttando per i propri interessi la qualità dei prodotti calabresi”.

L’Abruzzo, ha riferito il comandante del Ros de L’Aquila Davide Palmigiani, rappresentava per la ‘ndrina la base per ulteriori ramificazioni, in Piemonte e in Svizzera, dove sono state eseguite alcune perquisizioni. Palmigiani ha anche riferito che l’affiliazione di uno degli arrestati è avvenuta in un carcere abruzzese. Gli investigatori, infine, hanno sottolineato l’importanza della cooperazione internazionale anche in questa indagine, con la Squadra investigativa comune con le autorità elvetiche, e con il coordinamento di Eurojust e quello di Europol.