Diciassette ordinanze di custodia cautelare sono state emesse dal Gip distrettuale di Catanzaro, su richiesta della locale procura antumafia, ed eseguite stamane dai Carabinieri del comando provinciale di Catanzaro, con il supporto dello Squadrone Eliportato Carabinieri Cacciatori e di un elicottero dell’8° Nucleo Elicotteri. L’operazione di oggi trae origine da un’indagine del Nucleo investigativo di Catanzaro, diretta dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, dagli aggiunti Vincenzo Capomolla e Vincenzo Luberto e dal pm Debora Rizza.
I carabinieri nell’ambito dell’operazione hanno scoperto un deposito di armi. Il materiale si trovava in un locale a Chiaravalle Centrale che era nella disponibilità di una delle persone coinvolte nell’operazione. Vi erano custoditi alcuni mitra, tra cui due kalashnikov, pistole ed una bomba di tipo rudimentale. Armi e ordigno sono stati sequestrati dai militari per essere sottoposti a perizia balistica. L’operazione é stata denominata “Ortrhus”, il cane a due teste della mitologia greca, in riferimento alle due componenti familiari in cui si articola, secondo l’accusa, la cosca “Iozzo-Chiefari” coinvolta negli arresti.
Dall’indagine, protrattasi per quasi tre anni, è emersa “l’operatività della cosca Iozzo-Chiefari, con particolare riferimento al territorio di Torre di Ruggiero (Catanzaro), Chiaravalle Centrale (Catanzaro), Cardinale (Catanzaro) e aree limitrofe, i cui componenti avevano la disponibilità di numerose armi, anche da guerra, e avevano generato nella popolazione locale uno stato di soggezione” con conseguenti “omertà e accondiscendenza”. E’ inoltre emerso, sottolinea la procura, “l’illecito controllo da parte del sodalizio criminale, di attività imprenditoriali e commerciali (nei settori dell’edilizia, del movimento terra e del commercio all’ingrosso di legname), di subappalti connessi con la realizzazione di opere pubbliche anche di rilevante entità come la cosiddetta ‘Trasversale delle Serre’, nonché alcuni interessi connessi con attività commerciali anche in occasione della festa patronale di uno dei suddetti centri catanzaresi”.
Una ulteriore fonte di proventi illeciti, come ricostruito dagli inquirenti, “consisteva nella gestione di una redditizia piazza di spaccio di stupefacente, del tipo marijuana e cocaina, attivata nel territorio”. L’indagine ha consentito, inoltre, di fare luce sulle dinamiche di un tentato omicidio e di un duplice omicidio, consumati rispettivamente nel 2005 e nel 2009, entrambi in Chiaravalle Centrale, riconducibili a regolamenti interni all’organizzazione criminale.
Il duplice omicidio è quello di Giuliano Cortese, di 48 anni, e della sua compagna Inna Abramovia, di 35, di nazionalità ucraina, uccisi a Chiaravalle centrale il 27 aprile 2009. L’agguato contro Cortese fu portato a termine davanti alla scuola materna dove la coppia aveva lasciato le due figlie piccole. Mentre i due si stavano allontanando a bordo di un’auto, furono affiancati da un’altra vettura dalla quale furono sparati numerosi colpi di pistola.
Destinatari dei provvedimenti sono persone considerate appartenenti e fiancheggiatori della cosca di ‘ndrangheta Iozzo-Chiefari, radicata, in particolare, nei comuni di Torre di Ruggero e Chiaravalle Centrale. Con il provvedimento cautelare vengono contestati, tra gli altri, i reati di associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.
La Dda di Catanzaro aveva chiesto la custodia cautelare in carcere per l’ex sindaco di Torre di Ruggiero, l’avvocato Giuseppe Pitaro, ma il Gip non ha concesso la misura. Lo ha reso noto il procuratore capo della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri, nel corso della conferenza stampa convocata per illustrare i dettagli dell’operazione nell’ambito dell’operazione “Orthrus”. Nell’ambito dell’inchiesta coordinata dalla Procura distrettuale antimafia catanzarese, Pitaro, che è stato sindaco di Torre di Ruggiero dal 2006 al 2015, è comunque indagato per concorso esterno in associazione mafiosa.
Secondo quanto riferito dal procuratore Gratteri in conferenza stampa, tra i fatti contestati a Pitaro nell’ambito dell’inchiesta ci sono l’aver tenuto chiusa, in una cassaforte del Comune di Torre di Ruggiero, un’interdittiva antimafia, e la presenza al suo fianco, quale candidato sindaco del Comune, di un esponente di vertice della cosca nel corso di un comizio elettorale.
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