Alla vigilia dell’udienza preliminare di Aemilia a Bologna, si apprende della chiusura di due inchieste della Dda, per minacce e intimidazioni a politici da parte di persone vicine alla cosca di ‘Ndrangheta Grande Aracri, in Emilia-Romagna. I pm Marco Mescolini, Beatrice Ronchi e Enrico Cieri contestano con notifica di avvisi di fine indagine la tentata violenza privata ad un 58enne di Cutro, nei confronti della deputata del M5S Maria Edera Spadoni; ad altri cinque calabresi, le minacce alla segretaria della Lega Nord di Brescello Catia Silva, tra il 2009 e il 2010.
In particolare, nel primo caso Domenico Lerose, con l’aggravate di aver agito con metodo mafioso, al termine di un comizio in piazza ‘Martiri 7 luglio’ il 18 ottobre 2014, si sarebbe avvicinato con altre due persone alla parlamentare, dicendole: “Lei Grande Aracri non lo deve neanche nominare”. Poco prima Spadoni aveva ribadito le proprie prese di posizione critiche sulla videointervista in cui il sindaco di Brescello, Marcello Coffrini, parlava di Francesco Grande Aracri, condannato in via definitiva per associazione mafiosa. La condotta di Lerose, per i Pm, è aggravata dal fatto di aver agito ai danni di un pubblico ufficiale e al fine di costringerlo a modificare le proprie posizioni pubbliche. Spadoni replicò fermamente e fece denuncia ai carabinieri. Nell’altro fascicolo Salvatore Grande Aracri, nipote di Nicolino, che è ritenuto il capo della cosca, Alfonso Diletto, uno dei vertici dell’organizzazione individuata dall’indagine Aemilia, Carmine e Girolamo Rondinelli e Salvatore Frijio rispondono a vario titolo di minacce, tentata violenza privata e ingiuria nei confronti della segretaria del Carroccio di Brescello. I cinque erano stati imputati a Reggio Emilia, poi il giudice aveva dichiarato la competenza della Dda.