La schiera dei collaboratori di giustizia del Vibonese si arricchisce di un altro nome. Si tratta di Domenico Guastalegname, 29 anni, di Vibo, figlio di Antonio, che già due anni addietro aveva avviato il medesimo percorso.
Entrambi sono stati condannati – unitamente ad altre tre persone – dalla corte d’Assise d’Appello di Torino, a 30 anni di carcere per l’omicidio di Manuel Bacco, avvenuto il 19 dicembre del 2014 ad Asti nel corso di una rapina.
L’annuncio – scrive il Quotidiano del Sud – è arrivato questa sera nel corso dell’udienza “Rinascita-Scott” che si sta celebrando davanti al Tribunale collegiale di Vibo Valentia. Ad annunciarlo in aula il pm della Dda di Catanzaro, Antonio De Bernardo, facendo avviso di deposito dei primi verbali rilasciati dal giovane pentito.
Come detto, già il padre Antonio, nel gennaio del 2022, aveva saltato il fosso nella primavera dello scorso anno riferendo di numerosi episodi, per lo più attinenti al traffico di sostanze stupefacenti che avrebbero avuto come destinatari anche un gruppo di tifoseria organizzata della Juventus, specificatamente soggetti appartenenti allo storico gruppo “Drughi”, con la volontà di «Nazzareno Colace di inserirsi nella vendita di stupefacente all’interno dello stadio della società bianconera», circostanza che «però non andò in porto per l’arresto di un’altra persona e dello stesso Colace».
Allo stesso tempo aveva raccontato dei suoi «contatti con presunti esponenti della criminalità organizzata vibonese», in particolare con «Nazzareno Colace, Giuseppe Antonio Piccolo, Totò Prenesti, Peppone Accorinti, Antonio Vacatello, Saverio Razionale e Nino Accorinti».
Sia padre che figlio avevano lasciato Vibo Valentia da tempo e si erano trasferiti nell’Astigiano e non è chiaro – ma può essere plausibile – che a pesare sulla decisione del secondo sia stato proprio la scelta operata dal primo poco più di un anno fa.