Non solo Torre di Ruggiero e Chiaravalle, le cosche Iozzo e Chiefari decapitate dall’inchiesta “Orthrus” riuscivano a far sentire la loro influenza fino alla costa jonica. Il tutto grazie a una fitta rete di rapporti e alleanze con le famiglie di ‘ndrangheta fra le più potenti della Calabria.
È quanto emerge nelle quasi 1.400 pagine di richiesta con cui la Dda di Catanzaro aveva richiesto l’arresto di 29 persone (il gip ha concesso invece solo 17 misure).
Oltre alla diretta dipendenza dalla potente cosca Gallace di Guardavalle dalle indagini condotte dal Nucleo investigativo del Comando provinciale di Catanzaro sarebbe emerso come gli Iozzo siano riconosciuti come «interlocutori di riferimento dagli esponenti di altre compagini di ‘ndrangheta».
In particolare – ricostruisce la Gazzetta del Sud in edicola – le intercettazioni e i servizi di osservazione e pedinamento degli esponenti degli Iozzo hanno appurato, secondo gli investigatori, «rapporti e frequentazioni» con i vertici dei clan reggini come i Cordì e i Barbaro, delle cosche attive in provincia di Vibo Valentia, Vallelunga, Bonavota, Emanuele e Anello. Ancor più stretti i rapporti con le organizzazioni attive nel capoluogo e nella provincia di Crotone.