“In un piccolo paesino ci sono eventi che la comunità vive in rispettoso silenzio, ma il silenzio spesso alimenta le responsabilità rendendoci complici di chi delega a terzi la risoluzione dei problemi che riguardano la collettività”.
Inizia così il post su Facebook del Comitato 19 febbraio a difesa Ospedale Oppido Mamertina che racconta quanto accaduto a Gianni Vaccari, 59 anni. Inutile la corsa verso l’ospedale di Polistena in auto con il fratello, dato che ad Oppido non c’era un’ambulanza disponibile.
“Era di Oppido Mamertina, era un cittadino del sud che, rispetto ad un cittadino del nord, ha una speranza di vita media di 10 anni inferiore a causa della scarsa assistenza sanitaria. Nessuno potrebbe essere in grado di dirci se qualora ci fosse stato un pronto soccorso il nostro concittadino si sarebbe salvato, ma tutti noi possiamo e dobbiamo dire che qualora ci fosse stato un pronto soccorso, Gianni avrebbe ricevuto l’adeguata assistenza sanitaria, ovvero il minimo in una società che si definisce civile”.
“Non si può morire per strada, non si può morire con la speranza nel cuore di raggiungere il più vicino pronto soccorso, non si può ricevere solo assistenza telefonica – l’unica assistenza tempestiva – per istruire i familiari ad intervenire con il massaggio cardiaco. Non può essere una fatalità che, in caso di emergenza, l’ambulanza di stanza a Oppido non sia quasi mai presente e pertanto bisogna solo prendere atto che: a prescindere che si chiami postazione di 118 o Pet, non può essere, e di fatto non lo è, sufficiente a salvare vite umane”.
“Oppido è per definizione zona disagiata e necessità di un Pronto soccorso di base”. Poi la commozione e il dolore “Gianni perdonaci se non siamo ancora riusciti ad ottenere quel presidio sanitario dove quella notte avresti potuto trovare l’adeguata assistenza sanitaria”.