Il 2 dicembre, anniversario della morte di Filippo Tommaso Marinetti, s’inaugurerà la mostra sul futurismo, il grande movimento artistico, letterario, sociologico italiano, e dall’Italia divenuto mondiale, del XX secolo. Spero che il lettore ne sappia, e soprattutto che ne sappiano gli addetti ai lavori.
Non ho però letto o sentito che qualcuno si sia dato da fare per inserire nell’evento il futurismo calabrese, che pure ci fu, ed ebbe risonanza.
Ricordiamo Antonio Marasco, Enzo Benedetto, Armiro Yaria, Michele Berardelli, Angelo Savelli, Orazio Pigato, Geppo Tedeschi, Armiro Bernardo, Luigi Colombo (Fillia), Lina Passalacqua; e, sia pure calabrese solo di nascita, Umberto Boccioni. Tra i letterati, Alfonso Dolce, creatore del teatro futurista “fulminante”.
Va esaltata la figura di Alfonso Frangipane di Catanzaro, che operò a Reggio e stimolò sia l’Accademia di Belle arti sia lo stesso grande Museo Archeologico; creatore della rivista Bruttium; e che strinse costanti contatti con la cultura nazionale, inviando i giovani artisti calabresi alle mostre di Monza, di Venezia…
Tra i contemporanei, facciamo parola di Francesco Grisi e Luigi Talarico.
Ebbene, di tutto questo e altro, c’è qualcosa di calabrese, nella mostra nazionale? Fate finta che la mia sia solo una domanda, però datemi una risposta.
La chiedo alla Regione con assessore al ramo; a Province e Comuni; alle Accademie e scuole; alle Università; alla stampa e tv… agli intellettualoni lacrimosi sempre cittadini onorari di qualsiasi buco sperduto…
Io chiedo: mi risponderà mai qualcuno?
Ulderico Nisticò