Il Tribunale di Castrovillari ha condannato un noto proprietario terriero al pagamento di circa due milioni di euro in favore degli eredi di D.N., un uomo deceduto mentre era alla guida di una trattrice agricola.
La vittima, che era un dipendente dell’imprenditore, si trovava su una strada di campagna classificata come strada vicinale, che collegava un uliveto con la fattoria di proprietà del datore di lavoro, ed era alla guida della trattrice sulla quale erano trasportate delle cassette di olive, del peso di circa 12 quintali, da trasferire dal luogo di raccolta alla fattoria.
Nel tratto finale, particolarmente scosceso, il mezzo, sprovvisto di telaio di protezione in caso di ribaltamento e con l’impianto frenante non funzionante, si ribaltò schiacciando lo sventurato lavoratore che, a seguito dell’impatto, perse la vita. Dalla vicenda ha preso il via il procedimento penale a carico del proprietario terriero, nel corso del quale gli eredi della vittima si sono costituiti parti civili, e conclusosi con una condanna da un anno di reclusione. Definito il processo penale, gli eredi hanno conferito il mandato all’Avvocato Francesco Nicoletti per ottenere il risarcimento di tutti i danni cagionati dalla prematura scomparsa del familiare.
Da qui, pertanto, la causa civile nel corso della quale l’imprenditore, per il tramite del proprio legale, ha sostenuto che l’evento mortale si sia verificato per colpa esclusiva o quanto meno concorrente e determinante della vittima, in quanto la stessa avrebbe disatteso le istruzioni impartitegli e di sua iniziativa, senza alcuna richiesta o autorizzazione, avrebbe agganciato il rimorchio carico di olive a un trattore non idoneo allo scopo, poiché di potenza inferiore a quella necessaria.
Il Tribunale di Castrovillari in sentenza ha però statuito che la responsabilità dell’infortunio mortale fosse da ascrivere “in modo esclusivo” al comportamento colposo del datore di lavoro poiché lo stesso non avrebbe approntato le misure di sicurezza idonee a prevenire ed evitare l’evento e avrebbe omesso di vigilare sull’effettivo rispetto delle cautele da parte del dipendente.
Il Tribunale ha evidenziato poi che l’imprenditore fosse stato condannato penalmente “perché per imprudenza, negligenza ed imperizia e per inosservanza di leggi, regolamenti e discipline … per colpa cagionava la morte del dipendente assunto nell’azienda agricola di sua proprietà”, riferisce il legale. Il Tribunale della città del Pollino, dunque, ha accolto le richieste avanzate dall’Avvocato Nicoletti e dalla collega Manuela Serembe, condannando il proprietario terriero al pagamento dei due milioni di euro.