Mongiana: che fare?


in-ginocchio-da-te La cerimonia, o festa, dell’inaugurazione del Museo delle Ferriere di Mongiana mi è apparsa una cosa seria: e non è detto che ciò avvenga sempre, in Calabria. C’è stata sobrietà e vivacità assieme, con una buona partecipazione di pubblico. Bene! Anche la presenza simbolica di una principessa Borbone è stata accolta con decorosa sobrietà e senza provinciali scivolate; insomma, la Calabria ha fatto figura.

  Accettabile anche la ricostruzione storiografica e delle vicende della Ferriera e della sua tecnologia e produzione, senza indulgere ad esaltazioni infantili né a furbeschi piagnistei. Ancora meglio. Mongiana era un’onesta ferriera di Stato, che faceva il suo mestiere, e non si sognava di paragonarsi ai grandi opifici europei e americani: ma c’era; e oggi la si può visitare.

 Abbiamo dunque un Museo in più, cioè un’attrattiva turistica in più. Attenti, però, e lo dico soprattutto agli intellettuali (e intellettualomani) di cui la Calabria pullula. Il Museo di Mongiana, e tutte le occasioni culturali del mondo (senza nessuna differenza geografica, perché un fatto antropologico) attirano tre categorie di persone: a) gli specialisti; b) i curiosi; c) le scuole e gite organizzate.

 I primi ci vanno da soli, diciamo per ragioni professionali: basta loro far sapere che una cosa c’è.

 Scuole e gite organizzate hanno bisogno di inviti. Per dirla alla buona, Mongiana deve scrivere a tutte le scuole della Calabria, alle Proloco, alle associazioni eccetera, e magari offrire buone condizioni sia d’ingresso al Museo sia di logistica e ristorazione… Bisogna inventarsi il “Pacchetto Mongiana”, con visita a Museo; e quanto ne segue; e lanciare l’iniziativa in tutti i canali di comunicazione. Senza scordare il Parco naturale della Vittoria, non meno interessante

 I potenziali curiosi, la categoria b) intermedia, vanno incuriositi; e ciò avviene in modi diversi dalla semplice visita, per quanto interessante possa essere. La cultura calabrese (esclusi i presenti! E lo dico molto sul serio) è, detto in generale, noiosa e libresca, a stento sopportabile da quelli di categoria a), e figuratevi c) e b).  Servono iniziative diciamo così integrative, quali la festa, il teatro, la musica.

 Urgono però le strade. Grazie alle battaglie del Comitato Trasversale, oggi da Gagliato a Serra S. B. s’impiegano, senza sforzi, venti minuti; ma il resto è ancora arcaico, e non certo incoraggiante, soprattutto d’inverno.

 Fatte queste premesse, l’occasione del nuovo Museo è ghiotta: bisogna coglierla nel migliore dei modi.

 Un corollario culturale e politico: il 24 scorso ho incontrato, a Mongiana, il mio buon amico Mario Caligiuri, cui si deve gran parte del merito del Museo. Mio buon amico da sempre e tuttora, l’ho tanto criticato, in genere, anche pesantemente, quando era assessore alla Cultura di Scopelliti: lo ricorderanno anche i lettori di Soveratoweb.

 Ebbene, mi sono inginocchiato ai suoi piedi di fronte a tutti, chiedendogli umilmente perdono come Enrico IV a Canossa: al confronto del niente e zero culturale di Oliverio e Viscomi, Mario Caligiuri è stato un organizzatore di cultura pari a Pericle e Lorenzo il Magnifico. Non in assoluto, s’intende, e le mie critiche erano fondate, ma in relativo a quei due fu un gigante! Bravo, Mario!

Ulderico Nisticò


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