Amici lettori, ho trovato questo articolo, che, come vi accorgerete, è di un altro tempo, come mostra il fatto che parla di lire. Leggetelo, e alla fine vi racconto dove uscì e quando e di chi è.
… anche in questo sistema (o, per scardinare questo sistema!) ci sarebbe un modo. La comunità… nazionale infatti non è solo Beni tangibili; è anche servizi, quindi lavoro. Lo Stato non paga in denaro solo i beni, ma anche il lavoro; e si fa pagare i servizi, sempre in moneta: moneta che, e allo Stato ed ai cittadini utenti, costa altra moneta ad usura. Non potrebbe lo Stato pagare almeno in parte con servizi il lavoro?
Con servizi: se io percepisco due milioni netti di stipendio e debbo pagare allo Stato quasi 400.000 lire di superbollo diesel (dico solo questo!), in realtà… mi restano 1.600.000 lire, e le alte 400.000 sono una mera partita di giro che rimane in mano mia da uno sportello all’altro dell’ufficio postale. Se lo Stato mi avesse dato buoni acquisto per 400.000 lire ed io le avessi consegnati all’ACI, lo Stato avrebbe risparmiato non 400.000 lire, ma, considerando che le ha prese ad usura, almeno 500.000; l’ACI a sua volta e così via. L’usura ne patirebbe un bel danno: ma la cosa mi può fare solo immenso piacere.
Si vede che delle due è l’una: o pensiamo cose già condivise da molti, o le nostre opinioni, nonostante i pregiudizi, iniziano a camminare. Del resto, è l’uovo di Colombo. Se i BOT ed i CCT sono moneta che la Nazione presta allo Stato, allora è anche vero che sono moneta, e che, come già circolano tra privati (il cosiddetto mercato secondario), non si vede perché non devono circolare anche tra i privati e lo Stato. Ma ribadiamo che se lo Stato usasse per le sue necessità altri mezzi che non la moneta o non solo la moneta, ma i buoni-servizi, eviterebbe due obiettivi danni: dover prendere denaro ad usura; dover mantenere una complessa burocrazia per la gestione dell’erogazione del denaro e della riscossione di parte dello stesso denaro per imposte varie. Oggi succede che un Ufficio dello Stato che scrive una raccomandata ad altro Ufficio dello Stato paga soldi dello Stato alle Poste e Telegrafi dello Stato. Non sono semplici partite di giro: sono soldi veri che, prima di venire spesi, restano immobilizzati, e perciò patiscono interessi senza produrre utile; quando vengono spesi, non fanno che tornare, a fine anno, là donde sono partiti, alle casse dello Stato, sviliti dall’inflazione e caricati di un interesse annuo pagato dallo Stato. Senza contare i residui passivi degli Enti locali, che compiono giri ancora più complessi e non generano alcun vantaggio. Perché dunque pagare i servizi in denaro? Non basterebbero semplici meccanismi amministrativi? Semplici partite di giro puramente nominali senza passare attraverso denaro? Meno denaro, meno usura.
La situazione attuale costringe lo Stato ad accrescere continuamente le sue entrate al solo scopo di inseguire la crescita delle uscite. Corollario: il sistema perverso genera l’inflazione, c, facendo perdere valore reale al denaro, è una forma indiretta e non meno grave di usura. In mezzo alle uscite, l’usura interna -i BOT e CCT- ed internazionale -i prestiti da Stati esteri e da gruppi finanziari-, per cui ogni lira è in realtà… 1,16. Ci sono dunque due evidentissimi modi per ovviare a tale assurda situazione: -diminuire le spese, non tanto e non solo riducendo investimenti ed interventi, quando razionalizzandoli. Infiniti sono i rivoli della spesa pubblica che potrebbero ridursi anche solo amministrando i fondi con la classica diligenza del buon padre di famiglia. Un solo esempio: gli stanziamenti per la Difesa sono nello stesso tempo ridicolmente esigui e malissimo distribuiti, come dire sperperati: basta chiudere due o trecento caserme ed organismi inutili, e il resto sarebbe più che sufficiente per Forze Armate moderne ed efficienti. Si deve risparmiare non su fregate, carri armati ed aerei, sopra personale preparato e motivato, ma sopra Presidi e Distretti militari abitati da dormienti in divisa. -diminuire l’usura che grava sulle stesse spese e le fa perciò• inammissibilmente aumentare. Già la diminuzione delle spese porta con sé diminuzione di usura: se infatti ogni singola lira sarà magari sempre 1,16, e mille miliardi ne costano dunque 160, novecento miliardi al 16% ne costano solo 144, che è già un bel risparmio.
Ma la spesa in titoli, lo abbiamo dimostrato, è già risparmio. Quanto non lo sarebbe una spesa in buoni? Se un milione costa di fatto, 1.160.000, 800.000 + 200.000 in buoni costerebbero solo 928.000: differenza, 232.000 lire. Su mille miliardi, un risparmio di miliardi 232, pari a poco meno di un quarto della spesa! Senza dire che la spesa, come richiede più prestiti e quindi più alti interesse se cresce, ne richiederebbe, se diminuisse, di meno e con interessi minori. Se infatti lo Stato, pressato da innumerevoli più o meno oneste necessità deve offrire tassi altissimi per attirare denaro nazionale e straniero nelle sue sempre affamate fauci, se meno necessitato e con meno urgenza, potrebbe offrire tassi ragionevoli: un modesto punto in meno, sono in realtà migliaia di miliardi ogni tre mesi!
E’ solo questione di far calcoli accurati e mettersi d’accordo se il rapporto deve essere 800.000 + 200.000, oppure 850.000 + 150.000, oppure 750.000 + 250.000, e così via. Quello che importa è colpire l’usura, anche quella che lo Stato finisce per fare a se stesso. L’usuraio, da che mondo è mondo, ha interesse a che la sua vittima abbia bisogno, quindi sia spendaccione, quindi lavori al solo scopo di pagare interessi. Ma per colpire l’usura, bisogna combatter ed abbattere il sistema, che dell’usura è diretta emanazione. E’, in conclusione, una battaglia per l’indipendenza nazionale!
È un mio articolo sul Secolo d’Italia, dell’aprile 1998; molto prima dell’euro. È dunque possibile mettere in circolazione una moneta alternativa, e controllata dallo Stato. Del resto, l’euro è carta, mica oro; e lo emette una banca, mica una divinità.
Ulderico Nisticò