Prenderà il via il prossimo 12 aprile, davanti al Tribunale collegiale di Vibo Valentia, il processo a carico di due sacerdoti vibonesi, Graziano Maccarone, segretario particolare del vescovo di Mileto, e Nicola De Luca, reggente della chiesa Madonna del Rosario di Tropea, accusati di tentata estorsione con l’aggravante delle modalità mafiose.
È la decisione assunta dal gup distrettuale di Catanzaro che ha accolto la richiesta avanzata dalla Dda nei confronti dei due sacerdoti assistiti dagli avvocati Giovanni Vecchio e Fortunata Iannello. Secondo la tesi accusatoria i due sacerdoti avrebbero minacciato un conoscente per avere indietro dei soldi che gli avevano prestato vantando amicizie con la cosca Mancuso di Limbadi.
Maccarone avrebbe anche scambiato oltre 3.000 messaggi a sfondo sessuale con la figlia disabile del debitore. I fatti oggetto dell’inchiesta, condotta dalla squadra mobile di Vibo Valentia e coordinata dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri e dal pm della Dda Annamaria Frustaci, risalgono al 2012.
L’aggravante delle modalità mafiose viene contestata in quanto Maccarone, nel corso di un incontro, avrebbe specificato che “il cugino mio è Luigi, il capo dei capi”. Successivamente, sempre secondo l’accusa, il prete avrebbe contattato un parente di Nicotera, considerato legato al boss Pantaleone Mancuso detto “Scarpuni”, facendo poi recapitare al debitore il messaggio di stare attento “che avrebbe fatto una brutta fine”.