Arrivano, pare, 500 milioni per la cultura. Buona notizia, vero? Solo che occorrono alcune precisazioni.
- La cultura È una o più delle seguenti cose: italiano, latino, greco, storia, filosofia, storia dell’arte, scienze naturali, matematica, fisica, chimica, teatro, cinema, musica, archeologia, antropologia, etologia… e infinita altra roba del genere, roba di cultura.
- A trattare queste cose devono essere gli uomini di cultura genuini, professionali, di comprovata e chiara fama; con esclusione dei dilettanti allo sbaraglio e avventurieri del greco antico tradotto male da qualcun altro.
- La cultura NON è una o più delle seguenti cose: antimafia segue cena, sagra del salame tipico, finta tarantella, complessi popolari in inglese, sbarchi di Ulisse che incontra Templari, predicozzi buonisti a ruota libera, battute di spirito insipide e comicità da bettola… e infinita altra roba del genere.
Fatte queste premesse, io tempo che invece la nostra raffazzonata Regione e Giunta di Alto Profilo piglieranno la parte calabrese dei milioni e la distribuiranno per la mostra della sardella da supermercato, e per libri tipo “La scuola combatterà la mafia”, e teatro da ammorbare il pubblico con monologhi pietosi, e tutto quel complesso di cose che servono a fare un favore agli amici elettori.
Attenzione, non è solo banale furbizia da politicanti: è proprio una mentalità radicata. Il calabrese è sempre un dilettante di qualcosa, anche di calcio e di musica, e trova sempre altri dilettanti; e, purtroppo, un pubblico diseducato. E, ahimè, spesso anche i professionisti, con gli anni, retrocedono a dilettanti.
Davvero, in Calabria, ci credono, letteralmente ci credono, che Ulisse sia sbarcato a Gizzeria e poi, micio micio, sia andato a Tiriolo dietro a Nausica. Com’è possibile che ci credano? Semplice: hanno studiato al Classico con professori eruditi del tutto privi di senso dell’ironia, perciò non hanno spirito critico; e sconoscono il concetto di filologia. Ed è solo un esempio.
Anch’io ho studiato al Classico, ma i miei professori il senso critico lo vendevano a palate.
Torniamo dunque ai soldi. Con tutto quel denaro, il Sud potrebbe valorizzare il suo quasi ignoto ma ricco patrimonio materiale e immateriale; e fare del turismo culturale come fanno tutti meno il Sud.
Infatti, qui da noi, sono rimasti all’idea che il turista è come i Vitelloni di Fellini: un imbecille decerebrato e divertaiolo. A Soverato, per dirne una, l’estate resta concepita come ai tempi di Mi sono innamorato di Marina, solo che in inglese. Sarei curioso di sapere quale percentuale di bagnanti ha mai visto la Pietà del Gagini.
Ulderico Nisticò