Ragazzi, il Meridione sta male, però i meridionalisti sono messi anche peggio. Me ne preoccupo, giacché, per le ragioni che ora capirete, sta dilagando un meridionalismo piagnone ed esaltato al tempo stesso; in entrambi i casi, fatto di luoghi comuni a saltafosso.
Ci sono i meridionalisti che si piccano di storia, e accusano di ogni nefandezza Garibaldi; sono quelli che fino a dieci anni fa accusavano i Borbone, o, se più istruiti, gli Spagnoli, i Romani… Costoro, e tra loro ci sono fior di laureati e professori anche universitari, ignorano quasi tutti gli eventi dal 1815 al 1861 (prima e dopo, figuratevi voi!), e seriamente credono che “Mazzini e Cavour”… cioè manco sanno che Cavour e Mazzini si odiavano a sangue, in quanto uno liberale e l’altro democratico; e che mai s’incontrarono; e tanto meno poterono essere d’accordo su qualsiasi cosa.
Volete la prova secca dell’ignoranza di costoro e di Pino Aprile? Nominate Napoleone III, e li vedrete subito non cadere ma precipitare dal pero, non avendo mai sentito nominare quel signore, con annessa spedizione del 1849 contro la Repubblica Romana (allora si chiamava ancora Luigi), con annessa Seconda guerra d’indipendenza del 1859, e trattati di Zurigo e Torino; e invito a Cavour di fermare Garibaldi sulla strada di Roma nel ’60; nonché Questione romana e papa Pio IX. Tutto ignoto, a costoro. Però sanno tutto dei peccati di Garibaldi, e che Vittorio Emanuele II andava a gonnelle giovanili, finché, come tutti i gigioni dell’epoca, l’ultima se lo sposò. Ma essi anche i pettegolezzi, ignorano; persino la Contessa di Castiglione, che è protagonista di un’esilarante canzone goliardica. Peccato che siamo in fascia protetta; se mai, ve la canticchio in privato.
Sconoscendo ogni storia, sanno a memoria però che il Meridione era la terza potenza economica e industriale del mondo e dell’altro mondo, ebbe la prima ferrovia… e non si domandano come la prima ferrovia sia stata anche l’ultima del Sud fino al 1865; e come una così potente potenza sia miseramente crollata in tre mesi!
Io tento di spiegare loro che le cause furono politiche e militari; ma niente: essi, da borghesucci meridionali quali sono, spiegano solo con i soldi tutto, anche la pioggia di ieri sera! E quando dicono “i soldi” si illuminano loro gli occhi con evidente avidità di averne un poco anche loro, ovviamente senza prestazione d’opera.
Mi fermo qui, con gli aprilati, solo ricordando loro quello che, tra molto altro, lasciò detto un meridionale immenso, san Tommaso d’Aquino: Cave hominem unius libri. Che vuol dire? Se lo facciano tradurre da Pino Aprile o da Klaus Davi.
Quest’ultimo, invece, è dei meridionalisti alla Rousseau (opinionista del XVIII secolo, non ex piattaforma del XXI), e ha in mente una Calabria di buoni selvaggi (ignora anche Lévy Strauss, ovvio) con spiagge deserte. Bazzicando la Locride, mostra di ignorare totalmente l’area archeologica di Locri Epizefiri, Gerace, Stilo, Tridetti, Stignano, Placanica, Castelvetere Caulonia, Caulonia vera Monasterace, il Castello di Malta, quello di… eccetera… e se pensa a Riace, per lui non sono i SS. Medici, è Lucano! Non avendo mai nemmeno sentito nominare tutte quelle cosette – anche perché non gliele nomina nessun professore con otto lauree – colui ritiene davvero che la Calabria sia “incontaminata”, quando invece è contaminatissima almeno dai tempi quando il re Italo, tra guerre e politica, imbandiva banchetti a soppressate e vino. Se la mia terra fosse incontaminata davvero, io me ne vergognerei; e quello se ne vanta, invece!
Insomma, se l’immagine del Meridione è grottesca con qualche spruzzo di ndrangheta, la colpa non è degli Ausoni, Enotri, Siculi, Itali, Achei, Locresi, Calcidesi e Ioni, Messeni, Bruzi, Romani, Romei, Longobardi, Normanni e dinastie seguenti, infine dei Borbone o di Garibaldi; ma colpa è tutta nostra che:
a. Sconosciamo la Calabria e come storia filosofia letteratura arte… e come geografia e natura.
b. Ci beviamo qualunque fandonia racconti un forestiero qualsiasi.
c. Mentre Stato, Regione, Province, Comuni, Università eccetera nulla fanno per affrontare il problema.
Ulderico Nisticò