Abbiamo scritto più volte che 950 parlamentari sono il frutto avvelenato di una costituzione partitocratica, che, dovendo accontentare tutti, anche partiti inesistenti ma potenti come PRI e PLI etc, avevano bisogno di tante, tantissime sedie da spartire.
Ma c’è un motivo più profondo, ed è che la costituzione partitocratica mirava anche ad ottenere una cattiva qualità umana e politica dei rappresentanti. Scopo riuscito, se è facile dimostrare come, dal 1946, almeno l’80% dei senatori e deputati abbia trascorso anni e anni di presenza senza minimamente incidere non dico nella vita della patria, ma nemmeno nei lavoricchi delle camere; dove tantissimi non hanno mai preso la parola se non per il classico “chiudete la finestra”.
Ancora peggio, certi parlamentari europei.
Alcuni di questi anonimi e muti, è vero, hanno saputo usare il piccolo potere per fare favori più o meno illeciti. Oggi, manco quello, e di alcuni eletti calabresi e locali non sappiamo se sono in vita.
I parlamentari costano; ma questo non mi turba: se fossero utili, li pagherei anche molto di più, con onori e feudi. Il buffo è che li paghiamo senza motivo e senza prestazione d’opera.
Del resto, non sono i conti della serva che fanno la storia. Il motivo per cui la classe parlamentare è mediocre o cattiva è il sistema proporzionale. Sono state varate riforme e riformette tecniche, ma sempre sistema proporzionale è.
Aggiungete che le liste le fanno gli apparati di partito. Esempio locale: Viscomi messo capolista ed eletto a colpo garantito gratis; quando, anche solo con le preferenze, Alecci se lo sarebbe mangiato vivo a merenda. Eccetera.
Secondo me, servono non rattoppi ma un ripensamento radicale delle istituzioni. Io penso a due camere:
– un senato corporativo, in rappresentanza dei corpi intermedi e delle categorie di produttori e lavoratori;
– una camera politica di cento persone, elette con sistema maggioritario secco: chi piglia un voto in più.
Ora vediamo se qualche filosofo della domenica risponde con un minimo di cervello e senza battute idiote.
Ulderico Nisticò