Da ieri 9 marzo, a sera inoltratissima, il governo Conte 2 ha assunto un atteggiamento decisionista, con provvedimenti che paiono duri e severi.
Io non dimentico che tutto ciò arriva molto, molto tardi, e dopo almeno un mese di battute, ammiccamenti, minimizzazioni, sorrisi, inviti ad abbracci e baci, sbarchi alle stelle e senza controlli, e lotta al razzismo, mentre il virus, fregandosene di buonismi e ideologie varie, già mieteva vittime, che stampa e tv si affrettavano a dichiarare novantenni malati. Ci sono voluti i defunti di ogni età, tanti defunti, e qualche ammalato famoso, e qualche ammalato sospetto, perché si capisse che le belle chiacchiere e le facce simpatiche non hanno mai combattuto né virus né altre battaglie.
Intanto lo stesso governo Conte 2 si è mostrato impreparato alla rivolta delle carceri, che nessuno può credere sia avvenuta per caso; e che conta sette morti, la cui sorte non pare interessi a nessuno, e non ho sentito che sia stato aperto un fascicolo; e nessun procuratore manda a Conte, alla Lamorgese, a Buonafede eccetera, non dico un avviso di garanzia, ma nemmeno una cartolina illustrata. E i giornali mettono sette cadaveri in un angolino; i tg, in coda.
Le opposizioni dialogano con il governo? Fatti loro; e fatti di una Lega che aveva il potere, l’ha gettato alle ortiche (Machiavelli della domenica?), e si è nuovamente berlusconizzata. Io non dimentico nulla e non reinvento il passato; perciò e continuo a ritenere dannoso il Conte 2, qualunque cosa faccia.
L’Europa disUnita riempie di complimenti l’Italia, e aiuti zero. E con la scusa del virus, non si parla dello stato di guerra tra Turchia e Grecia.
La Calabria politica, tra liti del centro(destra) e liti della sinistra, ha trovato la più calabrese delle soluzioni, l’arte del rinvio, ovvero “mo vidimu”. Magari potrebbe essere “storta per diritta”, se la Santelli fa a meno della Giunta e si mette a comandare da sola? Tanto, con i nomi che girano, soprattutto alla cultura…
La Calabria sanitaria, già in cachessia avanzata per le esigenze normali, è del tutto impreparata, per carenza di personale e di attrezzature. Forse ce la faremo, ma dovrebbe essere l’occasione per ripensare e riorganizzare tutto il sistema, senza ricadere nei vizi che, dal 1970, hanno fatto della sanità calabrese l’assistenza dei sani e non dei malati.
Una riflessione finale. Stiamo prendendo atto che, grazie alla telematica, si può insegnare e studiare e lavorare da casa. Non per dire, ma posso esibirvi un mio articolo di tale argomento, del remotissimo 1982. Allora il PC era rudimentale, costava e lo avevano pochissimi, e io no. Dal 1988, nel mio piccolo, almeno quattro quinti dei miei 50 libri, 30 spettacoli teatrali e vari minori, e migliaia di articoli e altro, li ho scritti al PC e spediti in internet; e ho certamente molti più contatti in rete che di persona.
Alla faccia della buonanima di Umberto Eco, non sono gli scemi del villaggio; e, per dirvene una rigorosamente professionale, e siccome non si finisce mai d’imparare, che Archimede nudo abbia gridato, in siracusano, εὑρήκω e non εὕρηκα, l’ho appreso in Facebook da una giovane e puntigliosa filologa; o sarei morto, tra cent’anni, con questa grave lacuna. Grave per un filologo, ovvio: ma, come si dice, ognuno l’arte sua. Evviva la telematica, dunque.
E chissà se il virus non diventerà una felice occasione?
Ulderico Nisticò