La moglie e il fratello del boss siracusano Antonio Trigila, che sta scontando una condanna all’ergastolo, sono stati arrestati stamane dalla polizia con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, aggravata dalla finalità mafiosa. Nunziatina Bianca, di 57 anni, e Gianfranco Trigila, di 42, sono stati posti ai domiciliari su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania. I provvedimenti cautelari sono l’epilogo di una complessa attività investigativa, sviluppata dal Commissariato di Avola e diretta dalla Dda, che ha permesso di fare luce su un traffico di sostanze stupefacenti organizzato dai vertici del clan Trigila d’intesa con la ‘ndrina calabrese, che da anni vanta una base operativa nel milanese. In particolare gli investigatori hanno accertato che il clan Trigila, tra il 2010 ed il 2015, aveva organizzato una fiorente attività di spaccio di stupefacenti di cui si riforniva direttamente in Lombardia per poi immetterle sul mercato di riferimento, costituito prevalentemente dall’area sud della provincia siracusana. L’indagine inoltre ha consentito di delineare il ruolo di primo piano svolto da Nunziatina Bianca e Gianfranco Trigila, in assenza di Antonio Trigila, soprannominato “Pinuccio Pinnintula”, storico capo dell’omonimo clan, detenuto da più di vent’anni. In particolare la donna avrebbe comunicato all’esterno le direttive impartite dal carcere dal marito e sarebbe stata la diretta esecutrice delle indicazioni ricevute. L’indagine, che si è avvalsa anche del contributo fornito da alcuni collaboratori di giustizia, vede coinvolte diverse persone, la cui posizione è tuttora al vaglio degli inquirenti.