Macchinista morto, lo strazio della moglie: “Giuseppe mi telefonava sempre per il buongiorno”


“Ogni volta che lavorava con il primo turno mi chiamava alle sette meno un quarto per svegliarmi e darmi il buongiorno”. Ma quella mattina del 6 febbraio, per Paola Gesualdo – la moglie di Giuseppe Cicciù, 51 anni, uno dei due ferrovieri morti nello schianto del Frecciarossa Milano Salerno – solo silenzio. Un racconto di dolore è quello riportato da “Il Corriere della Sera”. L’incredulità di una donna che non si rassegna all’idea di non aver potuto salutare per l’ultima volta il marito, il vuoto nella sua casa di Cologno Monzese insieme al figlio 14enne.

“Era l’uomo migliore del mondo, meraviglioso. Un padre perfetto” sono queste le parole che continua a ripetere Paola Gesualdo, le uniche che ancora ha la forza di dire. La donna chiusa in casa è uscita solo per andare alla camera mortuaria dell’ospedale di Lodi, e accarezzare la bara del coniuge scomparso. Con lei la famiglia di Giuseppe arrivata da Reggio Calabria, dove lui è nato e cresciuto con le sorelle Teresa e Giusy e dove oggi vive la sua anziana madre, Elena, alla quale lui “era legatissimo”.

“Non è possibile, io non ci volevo credere. Come si può credere che sia successa una cosa del genere? Come può succedere?” questo continua a chiedersi Paola senza darsi una spiegazione chiusa nel suo dolore.

Il silenzio del telefono, e quel mancato buongiorno da parte del marito avevano fatto impensierire Paola, ma la frenesia della quotidianità avevano distolto quell’angoscia. Il figlio 14enne da portare a scuola, le faccende giornaliere da sbrigare hanno portato Paola ad affrontare quelle ore come tutte le mattine. Ma una volta tornata a casa dopo aver accompagnato il ragazzo a scuola l’amara scoperta, il vuoto e la disperazione. Erano passate da poco le 8 e la tragedia era avvenuta già da più di due ore.

“E a Cologno come a San Giorgio Extra (il rione reggino che ha visto crescere Giuseppe) è arrivata l’onda emotiva dei ricordi: di Peppino che aiutava tutti, ma proprio tutti; di quegli anni che non mancava mai alla messa di don Gaetano nella parrocchia davanti a casa; di quando da ragazzo tifava per la Reggina o di quando raccontava della sua Paola e di suo figlio. Li ha lasciati nel mezzo di una notte qualsiasi per andare incontro alla morte” è quanto riporta il Corriere della Sera.