Ovvero: siamo alla frutta!
Ho visto il corto di Muccino, che ho atteso da marzo. Prime riflessioni: sono passati otto mesi, quindi Muccino ha girato un minuto al mese; ed è costato un botto, circa 200.000 al minuto.
Due innamorati non proprio adolescenti – ma l’amore non ha età, vero? – stanno in una trattoria rimasta agli anni 1950, con tovaglia a quadri del mercatino. Del resto, i due devono per caso mangiare, che so, baccalà, caciocavallo, cernia, fagioli, fave, frittole, guanciale (“buccularu”), patate, pasta “struncatura”, peperoncino, pesce spada, pomodori, provole, ricotte, salsicce, soppressate, stoccafisso, tonno, zeppole, eccetera? Macché, sono a dieta per risparmiare: un bergamotto, 01, in due. Vino? Per carità, fa male alle coronarie.
Per digerire il bergamotto pesantissimo (01), fanno due passi in un agrumeto, concedendosi un’arancia, anche in questo caso, 01. Sullo sfondo, forse s’intravedono anche dei limoni. Qualcuno aveva annunziato il cedro, ma nel film non c’è: costava assai?
Olio? Ma no, è grasso. Fichi d’India? Hanno le spine. Castagne? Pungono.
Passa un asino. Fortunato, Muccino, ad averne reperito, nel 2020, uno! Automobili, treni, aerei, navi? Ma no, inquinano: e che ne penserebbe, Greta?
Tracce di umana civiltà? Mai, siamo in pieno antiumanesimo regressista. Vedo un muro e una ringhiera, che io ho riconosciuti: ma per i più sono anonimi, e non si evince in quale paese siano. Un altro edificio, è in serio degrado a rischio di crollo; però i due fidanzatini sono felici di abitarlo; e, castamente, si baciano quasi a distanza covid. Intorno, pochissime comparse (anche le comparse costano?) con facce lombrosiane.
Tra un agrume e l’altro, pochi, a risparmio, ecco un mare, un mare qualsiasi con acqua, e dove i due, addirittura, fanno il bagno, lontani da ogni lido, ombrellone, pattino… Scavezzacollo che altro non sono, edonisti voluttuari!
Per gli otto minuti, egli, l’innamorato, non spiega nulla di nulla tranne cenni agrumari, però, le poche parole che pronunzia, sono in forzata dizione fintocalabrese con le ti che paiono tre. Ella è quasi muta, però trova che è tutto da ridere. Alla fine, ma solo alla fine, si legge che ciò avviene in Calabria.
Questo è il corto di Muccino, che dovrebbe far innamorare il mondo di: piatti vuoti, arance, mare casuale e non attrezzato, asino e tramonto; e far venire eserciti di turisti; che, ovviamente, dormirebbero all’aperto e mangerebbero frutta come nell’Eden.
E tutto questo, alla modica cifra di 1.700.000 €. Per farmi capire, sappiate che i due bandi emanati da Spirlì assommano a 2.000.000; però chi li vuole deve mettere il 20% di suo, quindi i due bandi spirleschi messi assieme valgono 100.000 € in meno del corto di Muccino. Questa è la politica culturale della Regione; uguale, del resto, dal 1970.
Ora, io capisco che Muccino fino a marzo non sapeva nemmeno che al mondo la Calabria esistesse; e figuratevi la storia, l’arte, l’archeologia, le grandi figure, i castelli, le chiese, Campanella, s. Francesco… D’accordo: come in Calabria diciamo, “nessuno nasce imparato” (adattamento del calabro dialetto); Platone la pensa diversamente, ma non esageriamo con l’istruzione nozionistica. Ebbene, se io non so una cosa, m’informo, leggo un libro, chiedo in giro… Ma no: per Muccino la Calabria è solo un negozio di frutta e verdura… no, solo frutta, e contata. Ah no, devo essere onesto: compare anche un fico, ovviamente 01, e piccolo. Quando si sa risparmiare, ragazzi…
Insomma, non si è informato, Muccino, e nessuno ha informato lui. Ma quando un committente paga, dovrebbe avere il diritto e il dovere di controllare il prodotto in corso d’opera. Corso? Ahahahah, lento d’opera. La committenza è politicamente responsabile; in questo caso, la maggioranza di cdx; quanto alla sinistra connivente, mi viene da ridere più che alla signorina protagonista di fronte all’arancia.
Conclusione: non c’era nessuno, in Calabria, capace di girare otto minuti seri, magari spendendo solo 170.000 €? Io, con 17.000, avrei fatto sfracelli; e lo posso provare, visto quello che i miei avventurosi amici ed io facciamo senza un centesimo! Letteralmente senza un centesimo.
Adesso ci resta di verificare l’effetto pubblicitario del ciuccio e del bergamotto di Muccino sull’arrivo dei turisti a battaglioni affiancati, cominciando dalla prossima primavera.
Intanto però, pensiamo con serietà alle prossime, imminenti elezioni regionali, se no ci toccherà in eterno o un Muccino di centrodestra o i piagnistei della sinistra.
Ulderico Nisticò