Cinema squisitamente soveratese all’UNITER, venerdì 16 giugno: il film di Maurizio Paparazzo “Uno spicchio di buio”, con protagonista il grande compianto Mario Munizzi. È un lavoro di alta professionalità, come accade quando una sapiente regia incontra, anzi sceglie, un attore di razza, con le qualità dell’interpretazione, dell’espressione e della versatilità dell’aspetto.
Mario ci ha lasciati troppo presto, e avrebbe potuto dare ancora molto alla nostra comunità e alla cultura calabrese. Iniziò giovanissimo come musicista e cantante, passioni mai abbandonate; per approdare al teatro come autore, come regista, come consumato attore; e creò una scuola i cui effetti perdurano.
Il ruolo che Paparazzo gli affidò era arduo. Il film gioca sapientemente sopra una tematica universale, e che pure tocca ciascuno di noi: ogni essere umano è la sua personale memoria, che fa avere coscienza di sé e dà regola dell’avvenire attraverso la conoscenza del passato. Perdere la memoria significa smarrire l’identità, o diventare un altro, o non sapere dove uno sia, o persino se esista.
Per una tale e così difficile interpretazione occorrevano un artista della regia e un attore di radicata e versatile preparazione. Ha bene colto ciò il numerosissimo e partecipe pubblico.
A quando una via intitolata a Mario Munizzi? Nel noto disordine della toponomastica soveratese, non ce n’è una; e nemmeno una a Mimì Caminiti, a Mimmo La Rosa e ad altre figure importanti della nostra storia.
L’UNITER, che non si fa mancare nulla, ha concluso – per ora – con un’interessante gita sociale a S. Giovanni in Fiore, alla scoperta di Gioacchino.
Ulderico Nisticò