La Calabria, con le sue coste e l’altopiano della Sila, fa da splendida cornice al film Padrenostro del regista Claudio Noce, prodotto con il sostegno, tra l’altro della Regione Calabria e della Film Commission,in proiezione in questi giorni al cinema. Il film, a dispetto di quanto sostiene una certa critica cinematografica, non sembra affatto ‘una storia privata’, troppo autoreferenziale e poco coinvolgente e che nemmeno la magistrale interpretazione di Pierfrancesco Favino può salvare.
Anzi, il film e la bravura degli attori, trasmette allo spettatore, emozioni profonde fino a farlo immedesimare nel dramma intimo del regista che ha raccontato un drammatico vissuto personale. Una storia che si dipana sullo sfondo di un Paese, l’Italia degli anni Settanta, degli Anni di piombo, martoriata dal terrorismo e in cui il padre del regista, il vicequestore Le Rose, (nome di fantasia),all’epoca dei fatti a capo del Nucleo antiterrorismo del Lazio, è vittima di un attentato da parte dei Nap (Nuclei armati proletari) il 14 dicembre 1976 da cui si salva dopo essere stato colpito da una sventagliata di proiettili alle spalle.
Certo, il racconto sembra a volte confuso, ma la narrazione è fatta attraverso gli occhi di un bambino, (il regista bambino, appunto) che sente e soffre sulla sua pelle e dentro l’anima,tutto il dolore e il peso di quella situazione familiare. Una quotidianità fatta di regole ferree, di uomini di scorta, di poca libertà, e un amico immaginario, nel tentativo di proteggere così, tutti i componenti . E quindi non poteva essere altrimenti.
Un racconto altalenante tra sogni e bisogni e le aspettative di un bimbo, di dieci anni tra l ‘altro bellissimo, che ama smisuratamente il suo papà, e vuole stare di più con lui che è il suo eroe. In un secondo momento entra in scena l’amico del piccolo, spuntato fuori dal nulla e che poi si rivelerà come il figlio del terrorista ucciso durante l’agguato sotto casa del vicequestore e in cui perse la vita anche un uomo della scorta. Un amico con cui finalmente condividere quel fardello pesante ma anche tante scorribande.
Si lascia allo spettatore, poi, intendere il sottinteso. Non tutto deve, sempre e per forza, essere palese per fare di un film una pietra miliare. E Padrenostro, ha tutti i numeri per essere un grande film. E non solo per la caratura degli attori,ma perché il regista in questo lavoro ci ha messo l’ anima, svelando gli ambiti più reconditi del suo essere. Il film, presentato alla 77 esima Mostra del Cinema a Venezia,candidato al Leone d’oro e d’argento, quest’anno è valso a Favino la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile e diversi riconoscimenti al regista per la migliore regia. Andate a vederlo…
Amalia Feroleto