“La sigla sindacale della Fp CGIL- Medici ha sempre cercato, non senza errori, ma con la massima buonafede, di far comprendere a tutti come il rispetto delle regole poste dal legislatore sia un elemento di irrinunciabile garanzia posta a tutela proprio di quelle categorie professionali cui quelle regole appaiono destinate.
Tale richiamo si rende necessario per rivendicare il percorso da noi storicamente fatto in tutte le dinamiche riguardanti alcune fattispecie quali l’intramoenia, che, alla luce di quanto recentemente appreso dai giornali, hanno determinato “l’ipotesi” di fatti delittuosi ancora in corso di accertamento, che saranno certamente chiariti dalla magistratura inquirente con la consueta professionalità”.
Lo scrive in una nota il coordinamento Fp Cgil Medici e la segreteria di Fp Area Vasta. Che continua così: “Sempre di più quanto legato alle presunte deviazioni riguardanti le gare d’appalto e la loro associazione a fenomeni corruttivi, anche questo esemplificativo di un sistema malato che in tanti fanno giornalmente finta di non vedere.
Noi naturalmente non entriamo nel merito di queste dinamiche che esulano dai nostri compiti pur dichiarandoci solidali con le forze dell’ordine e con la magistratura impegnata nel contrasto diffuso a questi come ad altri fenomeni delittuosi.
Ciò che però possiamo dire con certezza è che, da sempre e in tutte le aziende del comprensorio dell’area vasta, la FP CGIL ha operato nel concordare con le aziende percorsi di gestione dei flussi legati alle dinamiche suddette che fossero assolutamente entro i termini previsti dalla normativa cogente.
Non ultimo ricordiamo la lunghissima discussione avviata con l’azienda Pugliese-Ciaccio, dalla sola FPCGIL medici dove ricordiamo che, fino a poco tempo addietro, esistevano dirigenti medici “autorizzati dai vertici aziendali” ad esercitare la propria “attività intramoenia” presso i loro studi privati, circostanza questa che la normativa vigente rendeva inesigibile solo fino all’anno 2014. Essendo, invece, state addotte presunte difficoltà legate a spazi e attrezzature l’attività è stata autorizzata anche oltre tale data. Tale circostanza era presunta perché, fino a prova contraria, in intramoenia si potevano e si possono garantire solo quel le prestazioni erogate anche nella struttura pubblica di appartenenza.
Tale diatriba sarebbe terminata solo recentemente con il rientro di tutti i dirigenti autorizzati all’interno degli spazi ospedalieri. Il dubbio ancora non risolto e che è motivo di scontro in molte nostre trattative sindacali, legato al controllo dei flussi della stessa. Per fare capire anche ai meno esperti in materia traduciamo: “per fare tre visite in intramoenia devi averne fatto almeno quattro in ambulatorio istituzionale”.
E’ evidente, e anche questo appartiene ad una storia che è solo nostra e di nessun altro soggetto sindacale, che il mancato controllo dei flussi era e continua ad essere un volano formidabile nella creazione e nel mantenimento delle liste d’attesa.
E’ arrivato il momento di cambiare questo paradigma culturale. Questa organizzazione sindacale sostiene da sempre che la giusta rivendicazione ad un salario adeguato della categoria dei medici e mai va barattata con la violazione, favorita da un sistema compiacente, delle regole che sono poste a difesa di tutti i cittadini.
Si rende, pertanto, necessario che in tutta le Aziende della Regione Calabria le regole previste, in materia di regolamentazione di questo importante istituto contrattuale, vengano rispettate senza speculazione alcuna.
L’intramoenia deve tornare ad essere una scelta per il paziente non un obbligo. Così come il rispetto delle regole previste per gli appalti e le forniture è garanzia per gli operatori e per gli utenti di avere nelle loro disponibilità strumenti adeguati ai bisogni sanitari del territorio ad un prezzo che sia, per quanto possibile, rispettoso di quella sostenibilità economica irrinunciabile per un sistema sanitario a vocazione universale come quello nazionale”.