Lettera aperta alla Capponi, assessore alla cultura


 Nel nuovo assetto della Giunta, troviamo Caterina Capponi assessore con deleghe alle politiche sociali, alla cultura, allo sport e politiche giovanili, alle infrastrutture sportive, e alle pari opportunità. Cerco di racimolare qualche notizia, e trovo che si tratta di affari interni della Lega, e di una classe dirigente di tale partito in Calabria, recentemente riuscito nella non facile impresa di portare i voti europei dal 22% delle precedenti e all’8 di un mese fa. Complimenti vivissimi.

 Detto ciò, e non sapendo altro, scrivo alla Capponi in quanto detentrice di delega alla cultura. Secondo la regola, le concedo i canonici cento giorni, prima di giudicare. Per il momento, enuncio quali saranno i miei criteri.

 Premessa. Nella grama e scialba cronaca della Regione Calabria fin dal 1970, gli assessori alla cultura sono stati, grosso modo, solamente decorativi e d’arredamento. Di qualcuno si è ascoltato qualche raffazzonato discorso sul nulla eterno; dei più si ignorò anche il nome. Sostanzialmente non si vide mai una seria politica culturale della Regione.

 Del resto, la cultura in Calabria non è certo brillante. A parte gli sbarcatori di Ulisse e scopritori di Santo Graal e pitagorici della domenica, e quelli che se la pigliano con Nino Bixio senza avere la minima idea di chi fosse, la cultura calabrese è fatta o di piagnistei e antimafia segue cena, o di attività accademiche, e queste anche molto rare, e mai con una qualsiasi presa di posizione nella realtà sociale e politica.

 L’intellettuale calabrese ufficiale (e sostenuto) è politicamente corretto, perciò noioso; e, ovviamente, lontanissimo da ogni provocazione. Se Dante Alighieri fosse stato calabrese, avrebbe sì visitato l’Inferno, però senza fare nomi. Non si sa mai, Bonifazio VIII potrebbe sempre concedere, tra uno schiaffo e l’altro, una cittadinanza onoraria di Anagni; quindi meglio dire “un importante ecclesiastico romano”, generico.

 Andiamo al cinema? Ci toccano film in falso dialetto con sottotitoli in italiese.

 La storia calabrese, quella genuina, dico, è un oggetto arcano se non per gli specialisti, come tali pesanti e illeggibili; ed è sconosciuta ai più, quando non fantasticata.

 Turismo culturale? Da qualche anno si vede qualcosa, ma quasi sempre lo si deve a iniziative particolari, senza una politica culturale della Regione. Ancora non ho deciso quando raccontarvi, con nome e date, la triste istoria dei viaggi d’istruzione delle scuole. Pazienza.

 Insomma, serve un assessore alla cultura che faccia l’assessore alla cultura. Propongo… e no, se l’assessore vuole proposte serie, mi mandi una bella raccomandata r. r., con dentro un foglio protocollato.

 Intanto, buon lavoro, assessore Capponi; e tra cento giorni ne riparliamo.

Ulderico Nisticò