Viene decisamente fuorviato, chi legge i titoli dei giornali di oggi. Ho sentito ieri sera, in una trasmissione radio seria, quella della Falcucci e della Di Casimirro, un costituzionalista serio. La Corte Costituzionale non ha “bocciato”, ma “dichiarato inammissibile” il referendum proposto per abolire il proporzionale. E lo fa per un cavillo: se passasse il referendum, resteremmo senza legge elettorale. Già mi pare una sciocchezza: nelle more dell’eventuale referendum, infatti, il parlamento avrebbe tutto il tempo di intervenire. Inoltre, dice la Corte, il referendum sarebbe “troppo manipolativo”, e bisognerebbe rimodulare i collegi: e, secondo me, qui sta il fatto.
Se infatti il referendum si tenesse, e vincesse, sparirebbe la quota proporzionale, e si voterebbe con il sistema maggioritario secco: chi prende più voti nel collegio, viene eletto; e chi ne prende di meno, resta a casa. Gli elettori si troverebbero di fronte a due o tre candidati, noti nel territorio, e ne dovrebbero scegliere uno solo.
Dopo averlo scelto, saprebbero chi hanno eletto, e controllerebbero il suo operato. Il sistema maggioritario è dunque personalistico; e mette candidati ed eletti di fronte a responsabilità personali.
Insomma, tutto il contrario del sistema proporzionale, in cui si vota per astratte liste, come nel caso della Calabria 26 gennaio, messe assieme la notte qualche ora prima della scadenza; e, con qualche giochino, anche partitucoli come LeU hanno i loro deputati e senatori; e pesano su maggioranze sempre risicate. Donde le continua instabilità dei governi dal 1948 in p.
Tutto questo non è un “difetto” dell’attuale costituzione, ma ne è esplicitamente la natura, l’ispirazione e l’essenza. Essa costituzione nacque, con le elezioni del 1946, su base proporzionale, e già allora spuntarono PLI, PRI, PSDI… E la costituzione, scritta da quegli eletti, risultò ed è proporzionale e partitocratica.
Corollario, un eletto nel partito X può passare al partito X fregandosene degli elettori: abbiamo quanti esempi volete.
E siccome, insegna il Vico, “natura delle cose è il loro nascimento”, il sistema di questa repubblica, nato partitocratico, rimane e rimarrà partitocratico. E la Corte Costituzionale lo difende affinché rimanga com’è.
La Corte costituzionale, del resto, non scende dal pianeta Marte e non è composta da saggi profeti abitanti sul Sinai, ma da membri togati e membri laici lottizzati con metodo proporzionale. E ogni botte dà il vino che ha.
Salvini sta commettendo l’errore esiziale di giocare al bravo fanciullo e voler riformare dall’interno il sistema; un sistema (mi riferisco sia a quello nazionale sia a quello mondiale, vedi caso Segre) che non ha nessuna intenzione di lasciarsi riformare. Rischia la fine di Alleanza Nazionale.
Ulderico Nisticò