La Cassazione: non sono reato le critiche sferzanti su Facebook fra rivali in amore. Lecito invitare la ex moglie ad andare a lavorare invece di farsi mantenere.
La Cassazione sdogana le critiche sferzanti su Facebook fra rivali in amore. È infatti lecito invitare ad andare a lavorare la ex moglie invece di farsi mantenere. A sedare la lite fra due donne è la Suprema corte che, con una sentenza leggibile in fondo alla pagina, ha respinto il ricorso della ex moglie che chiedeva che la nuova compagna di lui fosse condannata per diffamazione per quanto scriveva sulla sua bacheca di Facebook.
Per i giudici di legittimità, infatti, di cui ha scritto il sito Cassazione.net, Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, il motivo è fondato e, al riguardo, hanno ricordato che “Le espressioni adoperate, pur essendo sferzanti, non appaiono superare il limite della continenza, mantenendosi nell’ambito di una critica che non utilizza argumenta ad hominem, ma che esprime il proprio risentimento e la propria censura per la pretesa, validata alla decisione giudiziaria, di mantenere l’assegno di mantenimento già stabilito.
Si tratta di una polemica, pur attuata con toni aspri, ironici e sferzanti, ma che non trascendono nell’attacco personale gratuito e che appaiono pertinenti rispetto alla polemica in atto circa l’entità dell’importo dell’assegno di mantenimento. Peraltro la ricorrente non contesta quanto pure si legge nella sentenza impugnata, vale a dire che i post si inseriscono in un contesto dialettico già in essere tra le parti, tanto che la persona offesa aveva utilizzato proprio dei post di Facebook per provare il tenore di vita dell’ex coniuge e della nuova compagna.”