La vita online, il 22% dei giovani è sempre connesso


Gli effetti della pandemia sono sotto gli occhi di tutti. Quelli sulla salute, quelli sull’economia e quelli sull’intero comparto della sanità. Ma ci sono anche gli effetti psicologici, quelli che hanno trasformato fortemente la geografia dei luoghi di aggregazione. Quelli che, soprattutto, incideranno sulle generazioni più fragili, le menti e le anime ancora da formare. È nei ragazzi che, specialmente a lungo termine, gli effetti dell’emergenza sanitaria e sociale si faranno sentire. Con risultati particolari. Intanto, la vita sta già cambiando: il processo di trasformazione e di traslazione dal reale al digitale è quasi completato. Prima l’internet, l’online, era una categoria riservata al di più, all’aggregazione sì ma mitigata da quella fisica.

Destinata, soprattutto, allo svago. Ora l’online avvolge tutte le sfere della nostra vita e lo fa soprattutto perché le distanze fisiche si sono allungate. Il processo c’era, era in atto, l’ultimo anno l’ha solo accelerato. Ora non ci si diverte più online. Si lavora online, pur seduti a casa, soprattutto si studia online. I più colpiti dai nuovi punti di aggregazione sono i giovani: si svagano sul web ma sono anche costretti a studiare sul web. Vivono di fatto online. A stabilirlo è una serie di ricerche realizzate da Social Warning, organizzazione che da tempo si propone di analizzare i comportamenti rischiosi sul web e avverte sui rischi di una vita troppo dipendente da internet, e un’analisi sulla vita digitale di Gaming Insider. Perché l’eccessiva virtualizzazione della vita è effettivamente un pericolo concreto.

Le stime della ricerca affermano che il tempo trascorso online mediamente da una persona è addirittura raddoppiato.

Ad una crescita così esponenziale però non è stata accompagnata alcuna miglioria nella regolamentazione di alcune piattaforme. Il campione preso in analisi si riferisce ad una precisa fascia d’età: 12-16 anni. Il 22% di questi ragazzi ha dichiarato di restare connesso praticamente in ogni istante della giornata. Se prima il tempo dedicato alla scuola e allo studio corrispondeva con un allontanamento dalle piattaforme digitali, ora è il contrario: a funzioni online se ne aggiungono altre. Ciò non è corrisposto con un aumento della soglia di attenzione: uno studente medio ha una soglia dell’attenzione di circa 7 secondi. Probabilmente l’effetto di social network che stimolano l’eccessiva e drogata visione di nuovi contenuti in tempo reale. C’è più curiosità di vedere il contenuto successivo piuttosto che soffermarsi su cose fisse.

Il web è indubbiamente una possibilità di scoperta, ma è anche un territorio franco dove i più giovani, specialmente se non controllati, sono più esposti ai pericoli. Il 15% del campione, infatti, ha subito esperienze traumatiche online. Il 15% ha subito Revenge Porn, il 35% è stato vittima di cyberbullismo e un 9% di adescamento. Sono cambiate anche le piattaforme più utilizzate sul web. Il più diffuso, come l’anno scorso, è Whatsapp (91%), seguito a ruota da Instagram (84.1%). Ma il social che ha migliorato maggiormente la sua condizione nell’ultimo anno è TikTok (55% del campione). Quest’ultimo infatti è più vicino alle esigenze dei più giovani, per i suoi contenuti brevi e dal notevole impatto visivo. Si sposa anche con un dato non particolarmente incoraggiante di tipo medico. La soglia dell’attenzione infatti in un contenuto visivo online è diminuita: da 8 secondi a 7.