Si continuano a registrare, a Lamezia, casi di benzina taroccata. In città sta dilagando un virus che miete vittime tra le automobili, mandandole letteralmente in tilt: la presenza di acqua nella benzina. Molti lametini riferiscono di essere stati piantati in asso dalla propria auto, dopo aver fatto rifornimento di benzina o gasolio. Tra le testimonianze vi è quella di R.Z. il quale ha segnalato il problema all’ANC (Associazione nazionali consumatori).
“Diverse volte- racconta il signor R.- la mia auto si è fermata all’improvviso. Mi è capitato anche sull’autostrada e dentro gallerie poco illuminate. Giorni fa ho portato la macchina dal mio meccanico di fiducia per la revisione periodica, e lui ha constatato la presenza di acqua nel carburante”.
Se ci lascia per strada una vettura non proprio nuova di zecca, tendiamo ad attribuirne la causa all’età o alla cattiva manutenzione. “Ma se succede a una macchina nuova o in buono stato- spiega un meccanico di Lamezia- non si può escludere che la causa del guasto sia la presenza di acqua nella benzina”.
Una famiglia di Lamezia riferisce che negli ultimi tempi, per ben due volte, si è fermata per strada in prossimità di Settingiano, mentre viaggiava alla volta di Catanzaro. “Entrambe le volte- riferisce- un viaggio di mezz’ora ci è costato un’intera mattinata e una grande arrabbiatura. In officina ci hanno detto che la causa del guasto era la benzina annacquata”.
Un vero e proprio taroccamento, del quale non si sa chi siano i veri responsabili. Gli addetti ai lavori, però, tendono a scagionare i benzinai, “perché questi- dice il meccanico G.V.- non avrebbero interesse a compromettersi con i clienti rifilando loro benzina di scarsa qualità”.
Il sospetto, dunque, ricade più spesso sui distributori, tra i quali potrebbe esserci qualche furbetto che farebbe la “cresta” sul costo del carburante .
“Alcuni anni fa- riferisce G.V.- sull’ autostrada assistevo puntualmente a questa scena. Una cisterna di carburante, ferma in un’area di sosta, travasava carburante dentro un furgone e poi rimpiazzava il carburante travasato con dell’acqua. Il problema, dunque, sta a monte”.
Per prevenire il problema il meccanico consiglia di “usare l’additivo di mantenimento regolarmente, ogni 10 mila chilometri. Altrimenti – dice- è meglio non metterlo affatto, perché può causare un danno peggiore. Infatti, se si mette l’additivo una tantum in un serbatoio con del fango o della morchia, questa sporcizia accumulata si scioglie e va in circolo, intasando ulteriormente il filtro del carburante.”
Intervista all’avvocato Saverio Cuoco, presidente dell’UncCalabria
Sul fenomeno della benzina taroccata interviene l’avvocato Saverio Cuoco, responsabile regionale dell’ UNC.
Quanto è diffuso questo problema in Calabria?
Il fenomeno della benzina diluita con acqua è abbastanza diffuso. Nel 60% dei casi le segnalazioni provengono da Lametia Terme, ma analoghe segnalazioni ci pervengono anche da altre città dalla provincia di Catanzaro (25%) e di Reggio Calabria (15%). Sono rari, invece, i casi riguardanti le provincie di Cosenza, Crotone e Vibo Valentia. Un altro fenomeno, sempre più frequentemente perseguito dalla Fiamme Gialle, è l’importazione da parte delle compagnie petrolifere di benzina di contrabbando, o qualitativamente scarsa, o addirittura benzina agricola (il più delle volte con evasione del fisco), che viene miscelata per ottenere un composto a costi contenuti per il produttore. Questo viene immesso sul mercato, traendone un profitto illegale e causando seri danni alle auto degli ignari automobilisti.
Come bisogna agire in questa situazione?
Qualora si riscontrino dei danni all’auto, è possibile agire in due modi. Sul piano penale si può inoltrare una denuncia per truffa presso le forze dell’Ordine, poiché una situazione di questo tipo rientra nei raggiri messi in atto per frodare l’automobilista, giacché si vende un prodotto che non corrisponde alle caratteristiche che dovrebbe avere. Sotto il profilo civile è possibile attivare un’azione di risarcimento danni direttamente nei riguardi del titolare del distributore che ha erogato la benzina annacquata.
La legge prevede un risarcimento per l’automobilista danneggiato?
Vi è molta giurisprudenza riguardante il risarcimento danni da acqua nel carburante, tra cui l’interessante sentenza del Giudice di Pace di Perugia ( n° 400 del 2015), che paragona l’automobilista al consumatore applicando conseguentemente il codice del consumo. Secondo quest’ultimo, infatti, il rifornimento di benzina o gasolio va considerato come contratto di vendita di beni di consumo; il venditore/benzinaio ha l’obbligo di consegnare al consumatore beni conformi al contratto di vendita ed è responsabile nei confronti del cliente per qualsiasi difetto di conformità esistente al momento della consegna del bene. In tali casi si applica l’art. 130 del codice del consumo, a norma del quale il venditore è responsabile nei confronti dell’acquirente/consumatore se, in difformità rispetto agli obblighi derivanti dal contratto, il bene di consumo erogato non è conforme a quanto previsto nel contratto medesimo; in altre parole, ci si trova dinanzi alla fattispecie del cosiddetto “prodotto difettoso”.
Come avviene il risarcimento?
L’art. 130 prevede il risarcimento danni in forma specifica. In sostanza, il venditore deve provvedere al ripristino della conformità del bene mediante riparazione o sostituzione. Nel caso di specie, poiché non è possibile la sostituzione del bene danneggiato, ovvero il veicolo, il distributore dovrà rimborsare i danni causati all’automobilista, comprovati da documentazione che attesti le spese sostenute, eventuali ricevute di acquisto o scontrini rilasciati dal distributore, nonché rilievi fotografici e prove testimoniali. Il venditore, dopo aver risarcito, direttamente, l’automobilista per i danni arrecatigli, qualora il danno non sia riconducibile alla sua condotta, può rivalersi con azione di regresso nei riguardi del produttore, o di un precedente venditore, o intermediario, cui sia imputabile il difetto di conformità.
Cosa consiglia agli automobilisti, per prevenire il problema?
Per tutelarsi, la prima cosa è mettersi in condizioni di poter dimostrare che il rifornimento è stato effettuato presso il benzinaio a cui si chiede il risarcimento. Perciò è molto importante farsi sempre rilasciare dal benzinaio la ricevuta, per avere eventualmente una prova tangibile in tal senso. Se si riscontra la presenza di acqua nel carburante, si deve prontamente inviare una lettera di reclamo con ricevuta A/R al benzinaio e, per conoscenza, al produttore, chiedendo il risarcimento dei danni subiti, con allegato il preventivo dell’officina dove ci si è recati. E’ bene puntualizzare che, in caso contrario, si ricorrerà alle vie legali, il che comporterebbe, per lui, un aggravio di spese per il pagamento delle spese legali e di rito.
(da Il Quotidiano del Sud, 8 novembre 2016)
Antonella Mongiardo