La tradizione gastronomica di Pasqua in provincia


A non molte settimane dalla Santa Pasqua il forte sentire religioso dei calabresi rimette in moto la potente macchina delle celebrazioni, andando a riprendere le antiche ritualità  e le indimenticate tradizioni che si riflettono anche sulle tavole delle famiglie della provincia di Catanzaro e della Calabria intera.

Partendo dal fatto che la provincia di Catanzaro, come tutto il territorio calabrese, è una delle aree principe in cui si è sviluppata la celebre Dieta Mediterranea Patrimonio Immateriale dell’Unesco  anche i piatti tipici messi in tavola la Domenica di Pasqua sono semplice espressione di questa terra. La tradizione vuole che non possa mancare la “tiana catanzarese” a base di carne di agnello o capretto, arricchito con piselli, patate, carciofi e carduni, abbondante pangrattato insaporito dal formaggio pecorino per la doratura.

A seguire nel menu di Pasqua non manca la frittata con la ricotta. Taluni per devozione preferiscono preparare per devozione le polpette di ricotta e la frittata con la salsiccia, il tutto accompagnato da fave fresche e costata di maiale. Anche in tutte queste pietre i veri cultori dei gusti forti e piccanti non faranno mancare la presenza del peperoncino, ricco di vitamine e dalle proprietà afrodisiache come la citrullina: in realtà si tratta di capacità vasodilatatorie, oltre alla capacità della citrullina di trasformarsi in arginina nell’organismo e stimolare il sistema immunitario.

I dolci di Pasqua in Calabria rappresentano una parte importante del pranzo sono il simbolo di un’antichissima tradizione rurale, vengono di solito preparati il Giovedì Santo: si va dalle cuzzupe i fraguni e le nepitelle, ma anche le cullure di Tiriolo (che si usa fare la Domenica delle Palme) e i ‘ncinetti della zona di Vibo Valentia. Chiaramente non mancano sulle tavole anche le uova di cioccolato che tanto fanno impazzire i bambini per loro sorprese, le colombe dei più svariati formati ed altri dolciumi che derivano dalla contaminazione culturale di altre regioni, come nel caso della pastiera napoletana.

Per i membri della comunità di Soverato ogni Santa Pasqua che si rispetti non può prescindere dalle “cuzzupe” (cioè pupazzo), la cui ricetta originaria è tenuta segreta. Si tratta di una torta piuttosto semplice da preparare con un impasto molto somigliante ad una pasta frolla di consistenza morbida, ma con uno spiccato aroma di limone. Alle “cuzzupe” vengono date varie forme (cuore, treccia, cesto, chiocciola, colomba) e vengono aggiunte alcune uova sode incastonate come diamanti sulla superficie, il cui numero nella tradizione ha un preciso significato.

Le antiche usanze volevano che questo dolce si portasse alla fidanzata la prima volta che si andava a conoscere i futuri suoceri, ma si soleva anche preparare una cuzzupa  per ogni membro della famiglia; la grandezza di ogni cuzzupa era in rapporto all’età ed al ruolo ricoperto e la mattina di Pasqua ognuno apriva la propria cuzzupa santificando la ricorrenza.

Insomma, la Calabria è un territorio che merita anche in tempi di festeggiamenti pasquali, a dispetto dei tanti piani per il sud annunciati.