La popolazione convenuta sotto la Torre di Babele aveva tutte le caratteristiche del mondo moderno: tecnologia avanzata (“bitume e non fango, mattoni e non pietre”); presunzione immane (“volevano raggiungere il cielo”); confusione mentale (ognuno parlava per conto suo, e poi fingevano di essersi capiti: incomunicabilità). Leggete la Bibbia, ogni tanto!
Una tale popolazione aveva sicuramente un sistema scolastico, il quale, stando a quelle premesse, doveva essere per forza babelico, quindi caotico, anarcoide, agitato. Come il nostro, anche prima, molto prima del virus; e figuratevi dopo!
La scuola italiana è, grazie a Dio e non solo, sostanzialmente quella del 1923 (riforma Gentile), ammodernata nel 1939 (riforma Bottai). Ci furono, verso gli anni 1970, conati di fare della scuola quello che stavano facendo nella sanità, con manine pendule di politicanti; ma fallirono, stante la compattezza del sistema 1923-39.
In una cosa riuscirono, nella scuola di massa: idea di per sé sacrosanta, ma solo se profondamente ripensata. Esempio, licei classici di massa (assurdo, per la contraddizion che nol consente), dove, per mandare avanti la massa, i fanciulli vengono imbottiti di “letteratura” e “valori”, con quasi assenza di aoristi e più che perfetti congiuntivi.
Al contrario, soprattutto nel Meridione, le scuole dell’ordine tecnico vennero ridotte a diplomifici di bocca buona: tanto, un posto di dattilografo, a quei tempi, si trovava il giorno dopo!
E invece ci servono scuole come si deve: licei classici per latinisti e grecisti; scientifici per la particolare vocazione; geometri per geometri; ragionerie per ragionieri; agrarie per coltivatori, di cui abbiamo specialissima esigenza; eccetera.
Scuole autonome? Mi stanno benissimo, ma a patto che siano autonome davvero, con poteri e responsabilità: ovvero, consegnare al preside i soldi in contante il 2 gennaio, e chiedere il rendiconto il 30 dicembre sera, sempre in contanti. E giudicare l’operato della scuola non dal numero di allievi (c’è anche una caccia all’iscritto con specchietti per le allodole!), ma dalla qualità. Mandate me all’improvviso in una classe; e non pretendo che sappiano ἦχθαι, ma almeno βληθησοίσθην.
Idem per l’università. Se a Venezia hanno bocciato il 70% dei candidati ad avvocato di Catanzaro, io mi porrei una domandina; io, il rettore, i politicanti, i giornalisti, gli intellettuali depressi… e invece la notizia uscì mezzora e scivolò via senza suscitare la benché minima emozione.
Ora ci mancano solo i banchi a rotelle e costosissimi, e che arriveranno… forse… ad ottobre; e il balletto delle date; e delle aule d’isolamento in scuola che è miracolo se hanno quelle normali…
Cosa ne pensano, i professori? Niente, come al solito.
Ulderico Nisticò