Ogni tanto qualcuno, sia pure sempre molto cortesemente, mi borbotta che io protesto, o che “attacco”; che volete, qualcun lo deve pur fare, in una Calabria in cui tutti si vogliono troppo bene, e troppo si accordano. Del resto, quando c’è da lodare, io lodo con la stessa indifferenza. Sì, è proprio la parola esatta: sono indifferente a chi lodo o critico, quindi indifferente a me stesso, che dico quanto penso, e indifferente ad eventuali interessi o timori. Insomma, mi dovete pigliare per quello che sono; e avere pazienza, quando attiro l’attenzione su qualcosa che non va. Prima o poi, mi stanco, e farò come il re Latino, che “lasciò andare le redini alle cose”. Ma ancora no, quindi seguitemi.
Stavo pedalando ieri 28 giugno lungo la pista ciclabile… beh, stavo scansando i pedoni, i quali sulla pista passeggiano senza bici. E anche su questo vorrei eccepire, ma mi pare abbastanza ovvio.
Se non che, et voila, scorgo quanto vedete in foto, e devo notare che qualcosa non va. Io non sono ingegnere, perciò non esprimo giudizi sulla presenza o meno dell’adeguato quantitativo e adeguata qualità del materiale posto in opera. Se tra i lettori ci sono architetti e ingegneri, dicano la loro. A occhio, non mi pare che la pista poggi molto sul solido: ma non sono muratore, e taccio.
Se però dovessimo pensare che una bicicletta abbia causato tale danno alla pista ciclabile, dovrebbe essere stata una bici di bronzo guidata da persona molto grassa. O è la pista che è molto leggera?
E se non è stata una bici, ma altro mezzo di trasporto molto più voluminoso e poderoso? In questa eventualità, è facile chiedersi che ci facesse, tale mezzo, sopra la pista ciclabile, che dovrebbe accogliere solo velocipedi.
Conclusione. Ho detto e ripetuto che il Lungomare non mi piace, con quei cassoni che mi ricordano tanto il X dell’Inferno: “Fanno i sepolcri tutto il luogo varo”. Se poi cade a pezzettini come già si sbriciola l’anfiteatro, il mio modesto parere si rafforza moltissimo.
Del resto, è ormai quasi sbriciolato il tratto ciclabile del Lungomare di epoca Mancini; e lo stesso si vede in via dell’Ippocampo. Non basta costruire e solennemente inaugurare, ma occorre una costante manutenzione.
E bisogna che i lavori siano stati eseguiti “a regola d’arte”: non è un modo di dire, è proprio una norma di legge. E ci vuole controllo durante e dopo i lavori.
Ora, quanto meno ripariamo i danni; e facciamo in modo che sulla pista ciclabile passino solo le bici, e non altri veicoli, e senza nessuna eccezione; e nemmeno ciondolino dei distratti pedoni.
Ulderico Nisticò