La festività più importante del cristianesimo riporta nei piccoli borghi ai quali ne è ancora demandata più che in altri luoghi la conservazione e la perpetuità, riti religiosi e usanze gastronomiche particolarmente sentiti. Un programma articolato quello della settimana santa di Petrizzi redatto a quattro mani dalla guida spirituale della comunità religiosa S. Maria della Pietra Don Franco Muccari unitamente all’Arciconfraternita Maria SS. Dei Sette Dolori che prevede funzioni assai partecipate le cui origini si perdono nella notte dei tempi.
L’antichissima congrega che in questi giorni sta raccogliendo il tradizionale rinnovo di iscrizioni dei propri confratelli, forte di un intraprendente direttivo formato da giovani leve e da esperti veterani non perde occasione di dimostrare quanto a cuore abbia il mantenimento di suggestive funzioni liturgiche qui da sempre presenziate da una moltitudine di persone provenienti anche da paesi viciniori. Tra le funzioni più seguite nella suggestiva Chiesa Matrice del centro storico, prevista per le 17:00 di giovedì la messa “In Coena Domini”, per le 15:30 di venerdì la liturgia “In Passione Domini” ed per le 21:00 la partecipatissima “Predica di Passione”. Stabilita per le 05:00 di sabato mattina la suggestiva “Processione mortificata” per le vie del paese, la Veglia pasquale per la stesso giorno alle 22:30 e l’attesa “Cunfrunta” del giorno di Pasqua, alle 10:00 di domenica sul Corso principale che qui, più che in altri luoghi, ben si presta a rappresentazioni di questo tipo per linearità ed ampiezza.
I punti di forza di Petrizzi, afflitto al pari di tutti i piccoli borghi dell’entroterra dal fenomeno dell’emigrazione della popolazione verso altri luoghi, le tradizioni ma pure i sapori. Da queste parti la profondità religiosa della festa si fonde con il profumo diffuso dai forni, qui delizie di palato e secolari attestazioni di fede vanno di pari passo. Tra “Pitti cu a nipita” e “Cuzzupe”, rievocazioni sacre e possenti battiti di gran cassa, qui la Pasqua è un ritorno alle origini.
Massimiliano Giorla