In un connubio unico tra creatività e impegno sociale, la mostra “Le forme dell’oblio” di Roberto Giglio si erge come un faro di speranza nei confronti dei borghi in via di abbandono. Il pittore invita il pubblico a esplorare un progetto a lungo termine che va oltre il mero apprezzamento estetico.
Attraverso la sua espressione artistica, Giglio contribuisce attivamente a rivitalizzare i luoghi dimenticati, trasformando la mostra in un’esperienza culturale e sociale che va al di là della tela. Un affascinante viaggio di rinascita che abbraccia l’arte come forza rigenerativa, capace di risvegliare l’anima dei borghi e di far risplendere nuovamente la loro unica bellezza.
La mostra presenta due distinti cicli pittorici: il primo, intitolato “I fantasmi di Badolato”, risalente a 20 anni fa e ispirato dal racconto di Mimmo Gangemi; il secondo, più contemporaneo, è strettamente legato ai paesi.
Trionfale inaugurazione della mostra “Le forme dell’oblio” di Roberto Giglio a Santa Caterina dello Ionio.
La magia dell’arte ha invaso il borgo di Santa Caterina dello Ionio con l’apertura della mostra “Le forme dell’oblio” del pittore Roberto Giglio. L’evento ha visto la partecipazione calorosa di un vasto pubblico, confermando il grande interesse della comunità locale per l’arte e la cultura.
La suggestiva cornice della Chiesa SS. Annunziata, con le sue maestose pareti, ha fornito un’ambientazione perfetta per esporre le opere, confermando il talento artistico di Giglio e la sua capacità di suscitare emozioni attraverso la pittura.
All’inaugurazione hanno preso parte numerosi appassionati d’arte, curiosi e ammiratori, le opere esposte hanno catturato l’attenzione del pubblico, offrendo uno sguardo intimo e affascinante sull’autore. Intervenuti per l’occasione lo scultore Antonio Tropiano, che ha dato vita ad una straordinaria quanto singolare prefazione sulle opere e sull’autore, e Mimmo Audino che con il suo canto anticoha catturato l’attenzione dei presenti conferendo un tocco magico all’occasione.
Dal canto suo, l’artista ha saputo trasmettere emozioni e riflessioni profonde, creando un dialogo unico tra l’opera e l’osservatore, condividendo con entusiasmo il proprio processo creativo.
Gli ospiti hanno avuto l’opportunità di interagire con l’artista, scoprendo i “segreti” dietro ogni opera e apprezzando il significato sottostante a ogni forma e colore.
La mostra rimarrà aperta al pubblico fino al 10 marzo 2024 e offrirà a residenti e visitatori la possibilità di immergersi nelle profonde riflessioni dell’artista.
Progetto a lungo termine: l’arte come riscatto dei luoghi abbandonati
Il valore intrinseco della mostra “Le forme dell’oblio”, di Roberto Giglio, va oltre l’espressione artistica individuale, trovando radici in un ambizioso progetto avviato ben 20 anni fa. Questo progetto, tramite l’arte come mezzo espressivo, mira a sollevare l’attenzione su una questione sociale di grande rilevanza: l’abbandono progressivo dei luoghi.
In una società segnata dal fenomeno dello spopolamento dei borghi antichi, la mostra diventa un catalizzatore di energie e iniziative, fungendo da pretesto per ridare vita a quei luoghi sempre più desolati. Un centro culturale vibrante, dunque, in cui l’arte diventa il veicolo per ridare valore e importanza a spazi che rischiano di essere dimenticati.
L’attenzione non si limita, pertanto, alla sola esposizione pittorica ma si estende a un approccio olistico. La mostra infatti funge da fulcro di un’ampia gamma di attività culturali, progettate per coinvolgere la comunità e i visitatori in modo dinamico ed educativo: concerti (in programma per il prossimo 06 Gennaio 2024 lo spettacolo di teatro-canzone “Quattro amici al VAR”), presentazione di libri, laboratori per famiglie e bambini e altre manifestazioni culturali di rilievo saranno elementi chiave nel processo di riappropriazione di questi spazi.
Questo approccio integrato mira a creare un circolo virtuoso in cui l’arte non solo si manifesta nel suo aspetto visivo, ma diventa una forza trasformativa che rigenera la vitalità di luoghi in declino.
L’ arte rappresenta quindi un’occasione per ammirare opere straordinarie, ma anche un passo significativo verso la rinascita culturale e sociale dei luoghi, offrendo uno scenario alternativo all’abbandono e allo spopolamento che affligge molte comunità del Sud Italia.