La misteriosa scomparsa delle ricchezze della “Costa Concordia”


I passeggeri della nave incagliata nel 2012 accusano la compagnia crocieristica dopo la mancata restituzione di oggetti di valore lasciati nelle cassette di sicurezza.

costa_concordiaÉ ancora forte, e rimarrà per sempre, nella memoria collettiva l’affondamento della Costa Concordia al largo dell’isola del Giglio il 13 Gennaio, 2012, che costò la morte di 32 tra passeggeri e membri dell’equipaggio, su 4200 passeggeri. Quattro anni e mezzo dopo il suo naufragio, non ci sarà presto più nulla della grande nave da crociera. La fase finale dello smantellamento del relitto a Genova é iniziata la settimana scorsa. E non sono mancate le accuse dei passeggeri di quell’ultimo viaggio contro la compagnia crocieristica, ha rivelato sabato scorso Le Parisien. Hanno dovuto attendere l’apertura del processo contro il comandante Schettino, il cui secondo grado si é compiuto la scorsa primavera per il ritorno dei loro effetti personali. E decine di loro hanno dovuto apprendere l’amara sorpresa che gioielli, contanti o elettronica appartenenti a loro erano scomparsi, riporta Le Parisien. Altre persone hanno ricevuto pacchetti di oggetti che non appartengono a loro. “Ci può essere stato qualche errore amministrativo” riconosce semplicemente Costa Crociere. Ma la società non si sarebbe assunta alcuna responsabilità “, sostenendo che durante i due anni durante i quali rimase arenata a Giglio, il relitto è stato sotto la responsabilità della magistratura”, é stato comunicato a Le Parisien. Il rappresentante delle vittime francesi ha rivolto, quindi, un invito pubblico a Costa per una compensazione economica per la merce mancante. Insomma, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, oltre al danno anche la beffa, mentre sarebbe utile, a questo punto che anche la magistratura italiana facesse chiarezza sulla correttezza delle procedure di recupero del relitto e del suo contenuto alla luce delle accuse d’Oltralpe non velate di sciacallaggio che gettano discredito non solo sui soggetti che hanno consentito il recupero ma sull’intero nostro Paese.


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