La malattia del secolo


Nella kermesse del Movimento 5 Stelle del fine settimana scorso al Circo Massimo di Roma, ha suscitato scalpore e indignazione l’intervento sul palco di Beppe Grillo che ha definito i politici come un branco di autistici con la sindrome di Asperger. E’ suggestivo che nella rubrica “Le perle del pirla” ci finiscano sempre dentro egregi esponenti pentastellati. Ricorderete Di Maio e la scomparsa della povertà, oppure Casalino e le ferie saltate per colpa del ponte di Genova e Toninelli e il suo bel traforo del Brennero. E prima o poi, non poteva non finirci il leader e fondatore del movimento.

Ma cosa ha detto precisamente il comico genovese? “Chi siamo? Dove siamo? Siamo pieni di malattie nevrotiche, siamo pieni di autismi. L’autismo è la malattia del secolo, signori, e l’autismo non lo riconosci. Per esempio, la sindrome di Asperger: c’è pieno di questi filosofi in televisione che hanno la sindrome di Asperger che è quella sindrome di quelli che parlano in un modo e non capiscono che l’altro non sta capendo e vanno avanti e magari fanno esempi che non c’entrano un c… con quello che stanno dicendo, hanno quel tono sempre uguale. Abbiamo bambini violentati da anziani, come Macron. Ci danno dei lebbrosi. Io a sentirmi dire da uno psicopatico così che sono un lebbroso dico: in fondo della lebbra chi c… se ne frega“. Parole forti che non possono non suscitare ribrezzo in quanti si ritrovano tutti i giorni ad avere a che fare, per beneficenza e certo non per soldi, con questa patologia che segna inesorabilmente il nostro tempo. No, non sto parlando dell’autismo. Sto parlando del politicante per interesse personale. Una malattia che non augurerei nemmeno al mio peggior nemico. L’unica cosa giusta che il Beppe Nazionale ha detto è che le persone affette da questo male per il quale non esiste vaccino obbligatorio o volontario da somministrare, parlano parlano senza fermarsi mai incuranti di capire se gli interlocutori stiano effettivamente capendo ciò che dicono. I malati in stato avanzato non riescono nemmeno a formulare discorsi di senso compiuto. Ogni tanto pronunciano termini che non comprendono come spread, deficit, pil, popolo, democrazia, li mischiano a caso nell’intercedere dialettico e sperano, senza esserne coscienti, che chi li ascolta (o li legge) sia affetto dalla stessa malattia e annuisca lobotomizzato a cotanta impressionabile capacità di discernimento.

Le casistiche cliniche del politicante per interesse personale stanno raggiungendo valori eccessivamente elevati tra la popolazione italiana. Non ne sono affetti solo coloro che hanno messo il loro faccione in qualche bel manifesto per una poltrona elettorale più o meno redditizia, ma la malattia sta dilagando soprattutto tra coloro che, contagiati da quelli, non possono vivere senza la flebo del posto di lavoro politico, il catetere dell’appalto diretto, l’ossigeno delle rendicontazioni alterate e farlocche. Avvocati, ingegneri, commercialisti, notai, giudici e persino medici ne sono colpiti. Una malattia che non risparmia nessuno ma che paradossalmente non danneggia chi ne è affetto, ma tutti coloro che questa malattia non l’hanno contratta. Lo so, è assurdo. Ma se un malato, solo perché a contatto con il portatore non sano che siede in un consiglio regionale, in una delle due camere o nel più drammatico degli stadi della malattia che è una poltrona governativa, straparla di giustizia, leggi, correttezza istituzionale, a morire non saranno loro, ma i poveri illusi che si sono tenuti alla larga dalle zone di contagio. Comincia a spappolarsi il fegato, si avranno stati di alterazione nervosa sempre più frequenti e soprattutto tanta voglia di fare del male.

Per riconoscerne i sintomi, bisogna stare molto attenti a casa dicono o a cosa scrivono, guardare la loro gestualità molto particolare e soprattutto il loro stile di vita molto al di sopra della loro intelligenza. Quindi li sentirete dire che la vita va vissuta col sorriso, che in un mondo sbagliato loro sono giusti. Li vedrete muoversi a testa alta incuranti delle metastasi nella loro coscienza. Soprattutto, se starete molto attenti, vedrete che la patologia li porterà ad allungare la lingua verso il deretano dei malati terminali che gli hanno trasmesso gli agenti patogeni. Parleranno di poveri, di immigrati e di interventi urgenti per il Paese dalle loro ville connessi alla banda larga o dai loro i-phone da 1.300,00 € seduti nelle loro audi da 70.000,00 €. Allo stato attuale, non sono stati trovati rimedi che riescano ad arginare il contagio.

Ecco perché Grillo ha detto una pirlata. Non si scherza con chi soffre e soprattutto non doveva paragonare malati veri a rincoglioniti e delinquenti che di generazione in generazione, ci stanno togliendo tutto, comprese le mutande. L’autismo è una malattia che andrebbe studiata meglio, ma purtroppo chi decide le metodologie di cura è il politicante per interesse personale. I malati non dovrebbero curare i malati.

Gianni Ianni Palarchio (Blog)


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